La Nuova Sardegna

Alghero

«Fondazione, una nomina inopportuna»

«Fondazione, una nomina inopportuna»

I partiti di opposizione criticano sindaco e maggioranza che hanno puntato su Andrea Delogu

08 novembre 2019
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ALGHERO. Nessun atteggiamento giustizialista o forcaiolo, ma la nomina di Andrea Delogu alla carica di presidente della Fondazione Alghero è quanto meno inopportuna. E per questa ragione il presidente dovrebbe rassegnare le dimissioni. Queste, in estrema sintesi, le ragioni che hanno spinto tutti i gruppi di opposizione in consiglio comunale (Futuro Comune, Pd, Lista per Alghero, Movimento 5 Stelle, e Sinistra in Comune) a sottoscrivere un documento con il quale spiegano le ragioni della loro richiesta.

Anticipando di provare un «certo imbarazzo» per una materia che «ha risvolti delicati sulle persone e sulle loro famiglie». E sottolineano la differenza da coloro che «con metodi e affermazioni squallide e senza scrupoli, anche in un recente passato, hanno condotto campagne elettorali giustizialiste e cadenzato perfino i vari passaggi processuali che hanno visto protagonista, per esempio, l’ex sindaco». Ma, aggiungono i gruppi di opposizione «la nomina del presidente della Fondazione Alghero da parte del sindaco Conoci è ricaduta su una persona condannata in primo grado, con pene, anche accessorie, pesanti. Ci auguriamo possano essere ribaltate in sede di appello – aggiungono – e tuttavia non possiamo sottacere che si tratta di una scelta, almeno dal punto di vista della opportunità, molto discutibile. E non ci si venga a dire che la cosiddetta Legge Severino non si applica per le fondazioni». «La normativa in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza si applica certamente anche alle fondazioni che rientrano nella categoria degli enti di diritto privato in controllo pubblico, in considerazione anche di quanto precisato dal Piano Nazionale Anticorruzione» sottolinea l’opposizione, una le norma ricomprende espressamente anche le associazioni e le fondazioni, e «dunque quei soggetti che autorevole dottrina ha ricondotto nella categoria delle “organizzazioni pubblica in forma privatistica”, a conferma delle indicazioni fornite da Anac nel 2015».

Scontata, quindi, la conclusione dei gruppi che formano la minoranza: «Possibile che - a tutela della stessa persona nominata - non si sia stati in grado di indicare altra professionalità? Invitiamo pertanto l’interessato e il sindaco a togliere tutti noi dall’imbarazzo e a voler rimettere il mandato nelle mani del socio». Cioè del Comune.



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