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Alghero

Speranza, i Ris a caccia dell’arma del delitto

di Luca Fiori
Speranza, i Ris a caccia dell’arma del delitto

Ieri nuovo sopralluogo nell’abitazione di Farci e in quella dei suoi genitori Domani verrà affidata la perizia sui cellulari e i profili social della vittima

03 marzo 2020
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ALGHERO. Dopo quasi un mese sono tornati nell’abitazione di Massimiliano Farci in via Vittorio Emanuele e per la prima volta dall’inizio delle indagini sono entrati in quella di via Sassari dei suoi genitori.

Ieri mattina le tute bianche del reparto investigazioni scientifiche dell’Arma di Cagliari hanno ripreso a setacciare i luoghi in cui l’ergastolano di Assemini di 53 anni potrebbe aver nascosto l’arma del delitto.

Dopo aver smontato la tesi del suicidio fornita da Farci al momento del fermo, davanti ai carabinieri e al sostituto procuratore Beatrice Giovannetti, gli inquirenti stanno cercando quello che ancora manca per concludere il puzzle.

Messo alle strette dopo cinquanta giorni di indagini l’uomo aveva detto di aver trovato il corpo di Speranza Ponti senza vita il 6 dicembre scorso. Ai carabinieri aveva raccontato che la fidanzata si era impiccata a una porta dentro l’abitazione in cui i due vivevano insieme da un anno.

Le analisi del Ris però lo avevano smentito. Durante il primo sopralluogo non era stata trovata alcuna traccia di sfregamento sullo stipite, nemmeno nella parte opposta della maniglia. E tanto meno segni di cedimento delle cerniere della porta a vetri.

Gli inquirenti sono molto più propensi a credere che Speranza sia stata uccisa con un oggetto che Farci potrebbe aver nascosto subito dopo il delitto. Sui sopralluoghi di ieri mattina gli investigatori mantengono però al momento il più stretto riserbo.

Gli accertamenti disposti dalla Procura della Repubblica di Sassari proseguiranno ora con le analisi tecniche dei telefoni e dei profili social della vittima. Domani in mattinata la titolare dell’inchiesta affiderà al perito informatico Giovanni Saba l'incarico per svolgere le perizie sui due telefoni della vittima e sui quelli di Massimiliano Farci. Per far credere a tutti che Speranza fosse ancora viva Farci aveva infatti costruito un castello di menzogne, fatto di messaggi su whatsapp ai familiari e stati sui profili facebook con cui aveva provato a far credere che la fidanzata lo avesse lasciato e fosse partita in Spagna per fare il cammino di Santiago di Compostela.

A quasi tre mesi dalla morte i familiari di Speranza, assistiti dall’avvocato Stefano Carboni, attendono in silenzio di poter dare una sepoltura alla loro figlia.

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