La Nuova Sardegna

Alghero

I ristoratori vanno a Roma «Ora vogliamo lavorare»

di Nicola Nieddu
I ristoratori vanno a Roma «Ora vogliamo lavorare»

Parte da Alghero la mobilitazione del reparto turistico contro le restrizioni Covid Il portavoce Marco Lombardi: «Governo, basta caos: il settore è allo sfascio» 

21 gennaio 2021
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w ALGHERO. Parte da Alghero la mobilitazione del comparto turistico e della ristorazione e dei bar che lunedì prossimo arriverà in piazza del Popolo a Roma con la manifestazione “La filiera unita” organizzata dal Movimento imprese ospitalità. Decine i partecipanti dalla Sardegna che saranno rappresentati da Marco Lombardi, referente “Mio per la Sardegna”, proprietario del Bar Zanzibar in via Angioy: «Un intero settore allo sfascio. La nostra protesta riguarda il continuo caos che tutto il comparto sta vivendo da oramai dieci mesi. Tante aziende stanno chiudendo in attesa dei ristori. Quello che chiediamo al governo– dice Lombardi – sono regole che ci consentano di lavorare, certamente in sicurezza, ma di restare aperti. Ad Alghero, come in tutta Italia, ci siamo fermati, abbiamo perso fatturato, ci siamo indebitati per pagare le tasse ed abbiamo anticipato la cassa integrazione ai nostri dipendenti per il bene comune. Abbiamo seguito tutti i protocolli di sicurezza e i distanziamenti imposti, sanificato i nostri locali, utilizzato gel e plexiglas per la sicurezza di tutti e rispettato ogni singola norma. Siamo sempre più convinti – prosegue Lombardi – che i nostri ristoranti, bar, hotel, b&b sono luoghi sicuri».

Tra gli imprenditori algheresi a scendere in piazza ci sarà anche Francesco Deriu, gestore del ristorante Alamo, che chiede di essere ascoltato. «Il vero problema è che la nostra categoria non ha avuto ascolto. Esistiamo, e non siamo soli – evidenzia Deriu –, contiamo famiglie, dipendenti, fornitori, tutta la filiera, in un grande e delicato meccanismo che si è inceppato e sta rischiando di spaccarsi, a causa di una gestione della pandemia puramente emergenziale senza nessuno sguardo al futuro, alla ripartenza ne dà parte del governo, ne dà parte di tutte le associazioni di categoria che avrebbero dovuto tutelarne la sopravvivenza. Sappiamo che è una situazione difficile e ci attendiamo a quel che ci dicono gli esperti, i professionisti. Ma altrettanto siamo professionisti a nostra volta: sappiamo di cosa abbiamo bisogno e di cosa non abbiamo bisogno per ripartire. Ci ascoltino».

Lombardi e Deriu, così come tanti altri loro colleghi, non ci stanno nel vedersi tarpare le ali chiudendo alle ore 18. «Un assurdità – dicono all’unisono – anche perché all'interno dei locali vengono applicate le regole imposte dal governo sul distanziamento sociale, sanificazione e via discorrendo. Non vediamo quali siano le differenze fra il pranzo e la cena o la colazione e un aperitivo».

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