La Nuova Sardegna

Alghero

«Ammesso un intervento dissennato»

«Ammesso un intervento dissennato»

Il Comitato: Punta Giglio è area protetta, si poteva realizzare soltanto il museo

02 settembre 2021
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ALGHERO. Nuova presa di posizione del Comitato per la difesa di Punta Giglio, con una nota firmata, per lo stesso comitato, da Maria Antonietta Alivesi, Paola Correddu, Rolando Galligani, Pierluigi Monetti, Joan Oliva, Mauro Strinna, Mauro Almaviva e Giovanni Salis.

«Il sito e l’ex batteria navale di Punta Giglio si collocano non solo all’interno di un Parco Regionale che, in ottemperanza delle disposizioni dei Piani di gestione delle aree SIC e ZPS-Capo Caccia, già deliberati dalla Regione Sardegna, avrebbe dovuto opporsi agli interventi dissennatamente proposti, ma anche (e soprattutto) all’interno di un’area naturalistica istituzionalmente e giuridicamente protetta, nella quale, in forza delle direttive europee (concordate e approvate anche dal nostro Paese), non sono ammessi altri interventi e attività, se non quelli finalizzati alla rigorosa salvaguardia dello stesso ambiente naturale e del suo ecosistema, da tutelare e da valorizzare come tali» dicono i rappresentanti del Comitato. I quali poi specificano «di non aver preso parte, con un proprio progetto, al bando del Demanio proprio perché sapevamo che l’unica iniziativa realmente ammissibile era quella del Museo militare e naturalistico, già previsto dal Piano di gestione del Parco di Porto Conte che, per legge, dovrebbe essere il principale “soggetto attuatore” dei piani d’intervento, ma evidentemente solo quelli consoni alla natura e alle caratteristiche del luogo, riconosciuto, non a caso, come Sito d’Importanza Comunitaria e Zona di Protezione Speciale (SIC e ZPS)». E a proposito della gestione, chiamano in causa il Fai che «potrebbe offrirsi a gestire il sito di Punta Giglio negli stessi termini e alle stesse condizioni con cui tiene brillantemente, fin dal 2002, la concessione ricevuta dalla Regione Sardegna per la Fortezza Militare Talmone a Palau. Dove il Fondo stesso e la Regione Sardegna, pur in assenza di una Zona di Protezione Speciale, non si sono mai sognati di proporre la “rifunzionalizzazione” del manufatto storico-militare né per servizi ricettivo-alberghieri né per attività di ristorazione o balneazione, impegnandosi piuttosto a offrire un restauro impeccabile delle camerate e di tutti gli ambienti interni (conservando e lasciando inutilizzati perfino gli anelli delle 46 amache per la guarnigione) e assicurando contemporaneamente un efficiente servizio di vigilanza e insieme di accompagnamento e di guida per le escursioni storico-naturalistiche».



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