La Nuova Sardegna

Alghero

Il caso Punta Giglio all’esame del Tar

Il caso Punta Giglio all’esame del Tar

Il Comitato ambientalista presenta ricorso contro il restauro dell’ex caserma 

31 ottobre 2021
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ALGHERO. La vicenda del restauro e della rifunzionalizzazione dell’ex caserma di Punta Giglio – già all’attenzione della procura della Repubblica di Sassari, che ha aperto un fascicolo – ora finirà anche all’esame del Tribunale amministrativo regionale. Venerdì scorso, infatti, gli avvocati Fabio Maria Fois e Andrea Piredda hanno presentato ricorso al Tar in rappresentanza del Comitato ambientalista “Punta Giglio Libera”, lo stesso che da tempo si sta opponendo al progetto della cooperativa “Quinto Elemento” – progetto oramai ultimato e con l’attività avviata – di una struttura ricettiva a scopi turistici (20 posti letto in 7 camere, fornite tutte di servizi, un ristorante di 80 coperti, di cui 50 all’interno e 30 nei dehors all’esterno, in aree libere da vegetazione ricavate abbattendo alberi, cespugli e siepi), e una «vasca ludica» . Il tutto proprio riqualificando ciò che era rimasto della vecchia batteria antinavale, attiva dal 1938 sino alla fine della Seconda guerra mondiale.

Chiamati in causa sono il Comune di Alghero, l’Agenzia del Demanio (Direzione regionale della Sardegna), la Regione e anche la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro. Oltre che, ovvio, la cooperativa “Quinto Elemento”.

Il Comitato – che aveva chiesto l’annullamento di tutti i provvedimenti che avevano consentito a Quinto Elemento di procedere con i lavori – ora si rivolge al Tar affinché accerti e dichiari l’illegittimità dei provvedimenti impugnati e di disporne appunto l’annullamento. Secondo lo stesso Comitato, il progetto è infatti andato avanti nonostante Punta Giglio fosse tutelata dal Piano regolatore comunale, da vincoli monumentali, dal Piano paesaggistico regionale, dalla legge istitutiva del Parco di Porto Conte, dalle direttive comunitarie che hanno dato vita alla Rete Natura 2000 inserendo questo luogo fra i «siti d’importanza comunitaria» e le «Zone di protezione speciale» a tutela di habitat di specie botaniche e faunistiche.

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