La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, l’imprenditore vincente sfida il deserto del Sahara

di Nicola Nieddu
Alghero, l’imprenditore vincente sfida il deserto del Sahara

Il patron della Nobento Andrea Alessandrini reduce dalla Marathon des Sables. «Una gara di sette giorni in condizioni estreme con i quattro mori nello zaino» 

10 aprile 2022
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ALGHERO. Sette giorni nel deserto in condizioni estreme, percorrendo distanze dai 30 agli 85 chilometri al giorno, per un totale di oltre 250, in completa autosufficienza alimentare. Un compito arduo che solo uno sportivo preparato può affrontare. Un impresa che soltanto uno come Andrea Alessandrini poteva affrontare. Uno che di sfide ne ha vinte in campo imprenditoriale. E che sfide. La Nobento è solo uno dei tanti esempi di grandi sfide vinte da Alessandrini, ma quella di vederlo tagliare il traguardo della Marathon des Sables nel deserto del Sahara, è stata una sorpresa.

Pesarese di origine, romagnolo di adozione, dallo scorso gennaio cittadino onorario di Alghero, Alessandrini nel Sahara marocchino si è portato la bandiera sarda: «Ho voluto portare la Sardegna con me al traguardo a rappresentare che le tante sfide passate e future non ci fermeranno». Insieme ai quattro mori anche la bandiera di TeenHub, onlus creata dalle stesso Alessandrini allo scopo di valorizzare progetti formativi e opere strutturali che coinvolgano gli under venti nel loro passaggio dalla scuola al lavoro. «Quando penso ai sette giorni trascorsi nel deserto in condizioni estreme con un unico obiettivo: arrivare al traguardo, ho un turbinio di emozioni che mi attraversano. Questa impresa – racconta il manager – è stata preceduta da sei mesi di duro allenamento e una preparazione atletica e psicologica estrema, che mi hanno permesso di dosare bene forza, energia e resistenza durante tutti i 250 chilometri di percorso impervio. La preparazione mi ha permesso di impostare un regime alimentare soddisfacente senza dover ricorrere, come hanno fatto tanti altri maratoneti, all'idratazione forzata attraverso flebo direttamente in vena».

Un’impresa durissima e avvincente che Andrea Alessandrini racconta con l’entusiasmo di uno che vuole arrivare sempre più in alto. Temperature che hanno variato dai 40° di giorno ai 5° di notte, tempeste di sabbia con raffiche di vento fino a 100 km/h che hanno messo a dura prova gli atleti, costringendo al ritiro anticipato un centinaio di partecipanti, ma non Andrea Alessandrini che, alla soglia dei cinquantanni, insieme ad altri 900 atleti provenienti da tutto il mondo ha completato il percorso.

Unico “sardo” ad arrivare sino fin fondo: «Ho affisso la bandiera dei 4 mori al mio zaino perché volevo portare questa terra che ho nel cuore al traguardo. Sono sicuro che questa esperienza sia servita per ricordare a me stesso, ed ai giovani, che ogni impresa va vissuta in pieno: con le emozioni, ma soprattutto con la prospettiva di poter raggiungere l'obiettivo prefissato, accada quel che accada durante il tragitto. Infine – ha concluso Alessandrini – mi sento di ringraziare tutta l’eccellente organizzazione della maratona, ma soprattutto i “doctrotter”: i medici che sono stati sempre pronti ad affrontare ogni evenienza nel supporto dei maratoneti».

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