La Nuova Sardegna

Cagliari

La storia. Ex ristoratore in rovina: “Posso fare qualunque cosa ma per me non c’è nulla”

di Alessandra Sallemi
La storia. Ex ristoratore in rovina: “Posso fare qualunque cosa ma per me non c’è nulla”

Luigi: “Sono troppo vecchio o troppo giovane, ormai pur di lavorare darei anche un rene”

24 marzo 2014
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CAGLIARI. Luigi ha 57 anni e quando il figlio lo ha trascinato via dalla roccia da cui voleva gettarsi ha capito che neppure il suicidio gli era permesso: troppo dolore per i due ragazzi che ama oltre se stesso. Era il 2011, usciva malconcio dal tracollo del ristorante di Villasimius dove pure si era conquistato la fama di bravo ristoratore ed è tornato a Rimini, a fare qualunque cosa, ma la crisi anche lì ha cominciato a espellere tanti super lavoratori come lui. In Svizzera è riuscito a fare l'aiuto cuoco tre mesi su sei, non raccimolava più neppure i 150 euro per la camera in affitto. Da maggio è tornato a Villasimius ospite di brava gente cui in questi giorni ha dovuto lasciar libero l'appartamentino e ora dorme in una vecchia macchina che un meccanico amico gli ha aggiustato.

I 57 anni nonostante l'ottima salute sono diventati un problema: troppo vecchio per essere pagato poco, troppo giovane per essere aiutato da qualunque comune si sia trovato ad abitare. "Sono disperato, le ho provate tutte, non so più dove sbattere la testa. Qualcuno mi aiuti, io sono pronto a fare qualunque cosa, a volte dico: anche a dare un rene. In Svizzera si possono vendere, qui no. Avevo anche pensato di andare in Svizzera, a venderlo, ma non ho soldi per fare nulla: andare in Svizzera significa pagarsi il viaggio, soggiornare da qualche parte, pubblicare un annuncio. Anche pochi, ma ci vogliono soldi".

Un figlio di Luigi è andato all'estero a cercar fortuna, l'altro è ragioniere informatico e dopo quattro mesi di lavoro gliene hanno confermato un altro, "mia moglie - dice ancora l'ex ristoratore - non riesce più a fare la stagione negli alberghi o nei ristoranti. Ormai a Rimini la stagione comincia a luglio e finisce ad agosto, mai visti là ristoranti vuoti e alberghi chiusi... mia moglie ormai trova solo da pulire palestre la notte, cinque euro l'ora e con quelli campa. Gli amici mi dicono che fra un anno il 50 per cento dei ristoranti di Rimini sarà chiuso. Io lavoro da quando avevo 13 anni, d'estate facevo le stagioni, d'inverno mettevo piastrelle, finiva un lavoro e dopo quattro, cinque giorni ne trovavo un altro, ero abituato così. Quando avevo il ristorante quasi mi dava fastidio il turno di chiusura... e ora è due anni che non trovo nulla. Il mio ristorante a Rimini si chiamava 'C'era una volta', sulla collina, si vedeva il mare, eravamo conosciuti, avevamo 30, 40 antipasti diversi. Andavamo bene, poi nel 2007 mi cercarono per una proposta: a Villasimius c'era un locale da rilanciare e volevano un romagnolo. Il contratto col proprietario di là era in scadenza, per un paio d'anni sono venuto in vacanza tra Stintino e Santa Teresa di Gallura: che posti! Decisi di venire a vedere: era febbraio, a Rimini c'erano due gradi, qua era estate, mi piacque moltissimo, venni. Venimmo tutti e quattro: a lavorare qua come avevamo lavorato là. Dal 2007 al 2009 tutto andò bene". Poi le cose cambiarono: dissapori pesanti coi padroni del ristorante, primi segnali della crisi, meno gente in giro.

In due anni Luigi è sprofondato nel disastro: forniture non pagate, assegni protestati, le banche hanno voltato le spalle. "Anche gli strozzini non ne hanno voluto sapere di prestarmi soldi, non ero più affidabile neppure per loro - dice - sono tornato a Rimini sperando di trovare lavoro come un tempo, macché. Un paio di mesi fa un amico mi ha detto che ad Alghero c'era un locale in ottima posizione, cercavano un gestore, ho chiamato, l'affitto era accettabile, ma volevano una fideiussione di 30 mila euro. Io sono protestato: nessuna banca me li darà mai. E siccome ho 57 anni non trovo neppure uno stipendio da 500 euro al mese. Ecco perché mi è perfino venuto in mente di regalare un rene: non ho più nient'altro da dare".

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