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Igea, arrestati l'ex presidente Zurru e l'autista della società

Igea, arrestati l'ex presidente Zurru e l'autista della società

Maxi operazione dei carabinieri nell'ambito dell'inchiesta per truffa, peculato e voto di scambio. Obbligo di dimora per la segretaria di Zurru. Gli indagati sono 66

17 dicembre 2014
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IGLESIAS. Giovanni Battista Zurru, 76 anni, ex presidente dell’Igea, società partecipata della Regione ora in liquidazione, è agli arresti domiciliari dall'alba di oggi. È finito in cella invece l’autista della società ed ex sindacalista Marco Tuveri, 62 anni, per il quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Nei guai anche la segretaria di Zurru, Daniela Tidu, 40 anni, a cui è stato imposto l’obbligo di dimora.

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I provvedimenti sono stati notificati dai carabinieri nell'ambito dell'indagine «Geo&Geo», scattata lo scorso anno. L’indagine condotta dalla procura di Cagliari riguarda reati di truffa, peculato e voto di scambio. 

Ben 66 le persone indagate complessivamente. La bufera piombata sulla società in house della Regione arriva il giorno dopo la firma dell'accordo per la fuoriuscita di 104 esuberi, ma soprattutto a pochi giorni dalla fine della protesta delle 37 lavoratrici che hanno trascorso undici notti all'introduzione della miniera di Villamaria per chiedere lo sblocco degli stipendi e prospettive per l'azienda.

Le indagini dei carabinieri sull'Igea sono partite a gennaio dello scorso anno e si sono concentrate sul periodo (maggio 2009) in cui Giovanni Battista Zurru è diventato presidente della società. Zurru si è subito avvalso dell'aiuto di Marco Tuveri, operaio dell'Igea, e poi sindacalista diventato suo braccio destro e autista, legato da una relazione con Daniela Tidu dipendente del parco Geo Minerario e segretaria della Igea, una delle 37 donne dipendenti che per undici notti hanno occupato la miniera di Villamaria allo scopo di ottenere gli stipendi arretrati.

Grazie alla sua posizione come sindacalista e come collaboratore del presidente, ma secondo gli investigatori anche con l'aiuto di altri dirigenti della società e sindacalisti, Tuveri avrebbe commesso numerosi reati. In particolare insieme con l'ex presidente avrebbe utilizzato i beni della società, soprattutto auto aziendali senza contrassegni, con le quali avrebbero raggiunto ristoranti, centri commerciali o addirittura per recarsi a cercare funghi. In una foto pubblicata da Google viene infatti immortalato davanti alla sua abitazione con l'auto dell'Igea. Ma non solo.

Sempre in collaborazione con l'ex presidente, Tuveri avrebbe utilizzato un locale della miniera di Masua nel quale veniva stoccato materiale rubato dall'azienda e gasolio rubato, poi diventato regalia per il voto di scambio. Infatti avevano installato all'interno un silos della capienza di 600 litri. Un altro silos Tuveri lo aveva costruito artigianalmente nella sua abitazione, dal quale facevano rifornimento anche amici.

Il carburante veniva rubato dai mezzi della società che, avendo un controllo a ore e non per chilometri, venivano lasciati accesi e poi falsificavano i documenti segnalando il consumo di carburante. Esempio emblematico, riscontrato dai carabinieri coordinati dal tenente Nicola Pilia, i 160 mila litri di gasolio usati per il tagliaerba per i lavori di giardinaggio, in pratica 16 litri l'ora. Inoltre dall'Igea sarebbero state rubate lamiere, piastrelle, reti metalliche, ghiaia, tubi innocenti, ricambi per auto, infatti i mezzi aziendali venivano smontati a seconda delle richieste.

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