La Nuova Sardegna

Cagliari

Cagliari, falsi abbonamenti alle riviste delle forze dell'ordine: 46 indagati

Luciano Onnis
La polizia postale sequestra il materiale utilizzato dalla banda
La polizia postale sequestra il materiale utilizzato dalla banda

L'operazione della polizia postale in collaborazione con i compartimenti di Milano, Bari, Reggio Calabria e Perugia

14 ottobre 2017
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CAGLIARI. Una truffa colossale quella che una cinquantina di persone attraverso società fittizie aveva messo in atto in tutto il territorio nazionale per estorcere denaro a ingenui creduloni che si abbonavano, dopo essere stati contattati telefonicamente) alle riviste delle varie forze dell’ordine. Un raggiro da decine e decine di migliaia di euro (una vittima è arrivata a pagare 130mila euro) ai danni di 350 persone circa che erano cadute nella trappola.

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A scoprire la truffa, che vede indagate 46 persone per estorsione, riciclaggio, sostituzione di persona, molestie e disturbo delle persone, è stato il Compartimento della Polizia postale e delle comunicazioni “Sardegna” a seguito di indagini avviate un anno fa.

Gli estorsori contattavano clienti di riviste delle forze dell’ordine e dietro la minaccia di attivare procedure amministrative e penali per il recupero di crediti, ottenevano somme di denaro successivamente riciclate. L’azione investigativa trae origine dalla querela presentata, nel mese di ottobre 2016, da un religioso residente in un piccolo centro del Cagliaritano che, in passato, aveva aderito ad alcune proposte telefoniche di abbonamento a diverse riviste di polizia, carabinieri e guardia di finanza.

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A distanza di alcuni mesi, sono cominciate una serie di telefonate provenienti da sedicenti funzionari dei Tribunali di Cagliari, Milano e Roma nonché da presunti avvocati che minacciavano il ricorso al pignoramento o a procedimenti di natura penale in caso di mancato pagamento di denaro per rimborsi e contenziosi, rivelatisi poi del tutto inesistenti.

Il tempestivo intervento della polizia ha evitato che il sacerdote potesse subire ulteriori danni economici avendo già pagato circa 2.900 euro. I successivi approfondimenti investigativi, coordinati dal pubblico ministero Gaetano Porcu della Procura della Repubblica di Cagliari, hanno consentito la ricostruzione completa dell’attività criminosa che, oltre al religioso, aveva colpito molti altri cittadini, tra i quali 15 residenti in Sardegna.

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Nel contempo sono stati individuati diversi gruppi criminali i quali, gestendo call center clandestini localizzati in Lombardia, avevano il compito di contattare possibili vittime scelte, principalmente, tra i clienti delle riviste ai quali, sotto la costante minaccia di pignoramenti e procedimenti penali a loro carico, estorcevano importanti somme di denaro. La definizione delle modalità criminose nonché l’individuazione di tutte le vittime ha richiesto un notevole impegno degli operatori della Polpost, i quali sono riusciti a porre fine a numerosi esborsi di danaro, alcuni dei quali di ingente consistenza: una vittima era arrivata a pagare la somma di 130 mila euro, un’altra novantenne era stata costretta a pagare 30mila euro in più occasioni mentre un commerciante aveva versato circa 80 mila euro.

Attraverso bonifici disposti dalle vittime, le somme confluivano su conti bancari e postali intestati a società fittizie di recupero crediti (da qui il nome dell’operazione “Rec Credit”, società che fa capo ad uno degli indagati) per poi essere distratte su altri conti (anche questi intestati a prestanome) e prelevate presso gli sportelli bancomat.

A conclusione della prima fase delle indagini, sono stati deferiti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari i 46 presunti responsabili, a carico dei quali il pubblico ministero Porcu ha disposto altrettante perquisizioni locali ed informatiche.

L’operazione di polizia giudiziaria è scattata all’alba dell’11 ottobre scorso ed ha visto la partecipazione di personale dei Compartimenti di Cagliari, Milano, Bari, Reggio Calabria e Perugia. Oltre all’individuazione dei presunti estorsori, sono state perquisite le loro abitazioni e tre distinti appartamenti dove erano allestiti dei veri e propri call center attraverso i quali venivano contattate le vittime in tutta Italia. Sono stati sequestrati sofisticate apparecchiature telefoniche e strumenti informatici, ritrovati numerosi titoli bancari e postali ed altro ingente materiale documentale di indubbio interesse sia investigativo che probatorio.

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