Cagliari, calci e pugni alla compagna: arrestato
La donna è riuscita a scappare e a mettersi in salvo dai vicini di casa
CAGLIARI. Picchia selvaggiamente la compagna e finisce direttamente nel carcere di Uta su disposizione dell’autorità giudiziaria. Si tratta di un 49enne cagliaritano abitante nel quartiere di Sant’Elia, già noto alle forze di polizia. Questa notte, una donna ha chiamato il 113 per chiedere aiuto in quanto il suo compagno convivente la stava picchiando. L’intervento delle Volanti presso la sua abitazione è stato immediato. Al loro arrivo i poliziotti hanno trovato la donna seduta nelle scale esterne ll’appartamento, in lacrime e visibilmente scossa, in compagnia di una vicina. La poveretta ha raccontato agli agenti che il suo convivente, da tempo alcolista cronico e anche in questa circostanza era ubriaco, dopo averla minacciata di morte, l’ha colpita ripetutamente con schiaffi e calci, botte andando in crescendo per impedirle di uscire di casa per sottrarsi alla sua furia. Quando è riuscita finalmente a scappare, la donna è stata soccorsa dai vicini, con l’aiuto dei quali ha chiamato la polizia.
La vittima, a causa delle percosse subite è stata soccorsa dal 118 e accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale. I poliziotti hanno trovato il 49enne in evidente stato di ubriachezza e lo stesso ha provato a scagliarsi anche contro gli agenti prima di essere immobilizzato e messo in sicurezza per impedirgli di proseguire con la violenza. L’uomo anche in passato si era reso responsabile di comportamenti analoghi, ma la donna non aveva mai sporto denuncia perché fortemente intimorita dalle minacce del suo carnefice. Accompagnato in questura, è stato tratto in arresto per maltrattatemi in famiglia e condotto presso la casa circondariale di Uta, a disposizione dell’autorità giudiziaria. «In questo periodo di particolare di emergenza sanitaria – dice il vice questore Veronica Madau, portavoce della Questura -, la polizia di stato rivolge la massima attenzione alle situazioni in cui la convivenza forzata e prolungata potrebbe incidere negativamente sui contesti famigliari più problematici, acuendo realtà già conflittuali e determinando un sommerso di violenze e maltrattamenti. In tali contesti potrebbe essere più difficile per le vittime di violenza potersi rivolgere alle orze di polizia e ai centri antiviolenza, anche solo per un conforto che possa servire ad affrontare una criticità sopravvenuta. Per questo ricordiamo che è attiva l’applicazione YouPol su smartphone per segnalare alla polizia, anche in forma anonima e da vicini di casa, i maltrattamenti che avvengono in famiglia». (luciano onnis)