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Turni massacranti e continue minacce da parte dei detenuti, la protesta della polizia penitenziaria a Uta

di Luciano Onnis
Turni massacranti e continue minacce da parte dei detenuti, la protesta della polizia penitenziaria a Uta

Michele Cireddu e Alessandro Cara: «Una situazione insostenibile, non si può più andare avanti così»

08 marzo 2024
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Uta Interruzione delle relazioni sindacali, stato di agitazione, richiesta urgentissima di un tavolo a livello superiore e avvicendamento del comandante del reparto: sono i temi della protesta che questa mattina 8 marzo ha inscenato davanti al carcere mandamentale di Uta il personale di polizia penitenziaria aderente alle organizzazioni sindacali Uil Pa e Uspp.

«Non è più possibile andare avanti in questa situazione di totale disorganizzazione del lavoro in cui la polizia penitenziaria è costretta a lavorare – ha accusato il segretario regionale della Uil Pa Michele Cireddu -, siamo pronti a inasprire la vertenza fino ad azioni clamorose se entro breve tempo non avremo le risposte che attendiamo da già molto tempo».

La direzione del penitenziario – come affermano i sindacalisti Cireddu e Alessandro Cara, segretario regionale della Uspp - su proposta del comandante del reparto ha deciso di costringere il personale a svolgere le 8 ore in un istituto dove la qualità del lavoro rende insopportabile e impossibile svolgere servizio.

«Le aggressioni a danno dei nostri poliziotti prosegue Michele Cireddu - continuano con ritmo crescente così come le minacce e le offese di ogni forma e genere e nonostante le circolari impongano l’immediato trasferimento dei detenuti autori di tali gesti nell’istituto di Uta questo non avviene. La dignità degli agenti è ormai calpestata e nonostante i tentativi di sensibilizzare il comandante del reparto per riorganizzare i processi lavorativi, tutto rimane invariato».

«Anziché una sostanziale riorganizzazione del lavoro – accusano ancora i segretari di Uil Pa e Uspp - è arrivata invece una imposizione che porterà il personale a svolgere turni interminabili che si ripercuoteranno inevitabilmente sulla vita familiare di ognuno, mettendoli letteralmente in ginocchio. Chiediamo l’immediata revoca delle 8 ore e l’invio urgentissimo di un altro comandante che possa riorganizzare con noi il lavoro del personale per permettere condizioni dignitose. Senza interventi concreti le azioni di protesta continueranno con altre azioni eclatanti». 

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