La Nuova Sardegna

Nuoro

Lula: «Giù le mani dall’acqua del Monte»

di Giovanni Bua
Lula: «Giù le mani dall’acqua del Monte»

Il sindaco Mario Calia replica duramente al “progetto falde” del collega di Siniscola: la smetta di provocarci

29 marzo 2013
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LULA. Più che guerra per ora sono state schermaglie. Che hanno tenuta calda la temperatura dei 25 milioni di metri cubi custoditi da millenni nelle viscere del Montalbo. Venti chilometri di grotte, gole e calcare che dominano le Baronie e la cui tutela e valorizzazione è faccenda di ben sei Comuni, non tutti proprio in rosei rapporti tra loro. Soprattutto due, che sull'utilizzo delle enormi riserve di oro liquido si punzecchiano da mesi: il capoluogo baroniense Siniscola, e la piccola quanto fiera Lula. Che sulle pendici delle Dolomiti sarde è abbarbicata, e sul suo rilancio ambientale punta grosso per uscire da una crisi profonda, iniziata con la smobilitazione delle miniere di Sos Enattos, S'Arghentaria e Guzzurra, ora inserite all'interno dei percorsi del Parco Geominerario della Sardegna.

Oggetto del contendere il paradiso dove convivono mufloni, corvi imperiali e martore (e in alcuni periodi dell'anno anche aquile reali). Ma soprattutto il ricchissimo bacino carsico, che Siniscola ciclicamente propone di usare per «approvvigionare direttamente la rete idrica locale». L'ultima volta qualche giorno fa. Con il sindaco Rocco Celentano che, conferenza di geologi organizzata dall'università di Cagliari alla mano, ha ribadito: «L’utilizzo del bacino del Montalbo affrancherebbe i centri del nostro territorio dalla penuria di risorsa potabile».

«Con l'ultima esternazione – attacca il suo omologo di Lula Mario Calia – il sindaco di Siniscola continua a sollevare polvere d'inchiostro sullo sfruttamento idrico del Monte . Il suo bastone è la conferenza organizzata a Cagliari, il 15 marzo scorso, dall'ordine dei geologi della Sardegna, con annunci eclatanti, come se già non si sapesse che il cuore della montagna custodisce un tesoro di acqua sotterranea. L'acqua che Siniscola pretende però è soprattutto in territorio di Lula, ma nessuno lo ricorda. E i lulesi ripetono che l’acqua del Montalbo proprio non si tocca e che le provocazioni devono finire».

«Vuole forse, il sindaco di Siniscola – dice senza mezzi termini Calia – creare conseguenze di ordine pubblico? Se così fosse, chi ne ha il dovere dovrebbe prenderne atto. L'Amministrazione di Lula deve invece difendere il territorio, da chiunque lo pensi terra di nessuno, nelle giuste sedi, eventualmente anche in quella giudiziaria. Ha infatti dell'incredibile che il Sindaco di Siniscola insista sullo sfruttamento delle acque da quando i monitoraggi non erano neanche avviati. Quali appetiti economici si celano in tale insistenza? I lulesi sono certi che valutare un bacino sotterraneo sia difficile e presenti margini di discrezionalità solo in parte ovviabili con metodi di traduzione e interpretazione. Pensano che un approccio di sfruttamento sia diverso da una seria politica di tutela, tra l'altro obbligatoria per tutto il Monte, che è un Sito di Interesse Comunitario».

«Allora perché fidarsi di Siniscola? – chide Calia – Forse per le sue coste cementificate fino alla riva del mare? O per i costoni della montagna orrendamente deturpati? Ai Lulesi non sfugge che l'argomento acqua è un volano per candidature eccellenti, ma nemmeno che ne esistono di altri e possibili: per esempio sfruttare le risorse idriche siniscolesi, che alimentano i paesi vicini, o intervenire sugli sprechi e le perdite delle condotte. Ai suoi cittadini, il sindaco di Siniscola dovrebbe spiegare che l'acqua dolce è preziosa ma non inesauribile, bisogna tutelarla e accrescerla, gestirla. Rompere l'equilibrio di un ecosistema lo si fa in un minuto, per recuperare ci vogliono centinaia di anni.E che ciò che arricchirebbe Siniscola, non deve impoverire chi lotta da sempre per tutelare il Monte Albo, confidando in ciò per il suo sviluppo. L'Amministrazione di Lula chiede agli enti preposti la convocazione di un urgente tavolo tecnico-politico sul problema, e ribadisce che l'acqua del Monte Albo proprio non si tocca».

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