«Le sentenze si devono rispettare»
Oggi sarà ai festeggiamenti per Sa Die e poi valuterà se dimettersi
OTTANA. Quelle fucilate rimbombano ancora nella testa di Giampaolo Marras. Tre fucilate sparate da un calibro 12 verso le finestre della sua casa. Dove, nella camera da letto, insieme a lui c’erano la moglie e la figlioletta, fino ad arrivare dentro la culla del fratellino di due mesi. Attimi terribili. Difficili da dimenticare. Era la notte tra il 23 e il 24 settembre 2010. Una notte da incubo.
«Le sentenze si rispettano – dice Gian Paolo Marras – ma la sicurezza va garantita». Lui e la sua famiglia quella notte hanno rischiato di morire. E oggi, Gian Paolo Marras, non si sente garantito. «Aspetto le motivazioni della sentenza – dice. Ma il suo animo è scosso. Quei colpi risuonano ancora dentro di lui. Allora, dopo l’attentato, finì sotto i riflettori della cronaca. Ottana paese del malessere. Anche perché, cinque minuti prima delle fucilate, 500 grammi di gelatina e di nitrato d’ammonio vennero fatti scoppiare sulla porta dell’Eiss, un ente privato che eroga servizi sociali. L’edificio venne quasi distrutto. Un diversivo per sviare l’attentato contro la casa del sindaco?. Un dubbio mai chiarito. Gian Paolo Marras, tuttavia, finì sotto scorta, minacciando le dimissioni. Che poi vennero ritirate quando gli inquirenti vennero a capo dell’attentato. L’8 ottobre 2010 vennero arrestati Maurizio Sedda, 42 anni, ex guardiano Legler, suo nipote Yuri 23 anni, e Giampietro Argiolas, 38enne. Il 26 novembre, dopo due mesi di indagini portate avanti dai carabinieri di Ottana, venne arrestato anche il presunto mandante: Roberto Fenudi, 55 anni. Ora, l’assoluzione di Giampietro Argiolas, l’unico a non chiedere il giudizio abbreviato, riapre il caso.
Gian Paolo Marras, intanto, continua nella sua attività amministrativa. Oggi sarà con gli alunni dell’istituto comprensivo a celebrare “Sa die de sa Sardigna” nel ricordo del giudice di Arborea Mariano IV. Il prossimo anno finirà il suo mandato. Presto per dire se si ricandiderà. Una cosa, comunque, è certa: là dove finiscono le ciminiere, lui, Gian Paolo Marras, è stato un sindaco di frontiera.