La Nuova Sardegna

Nuoro

i retroscena

Gli incontri fra un confidente e il commissario Putzu

Gli incontri fra un confidente e il commissario Putzu

NUORO. Spuntano come funghi, i confidenti anonimi, a Gavoi. Quelli che accusano, rivelano, indicano nomi, circostanze, persone che sarebbero coinvolte nell’omicidio di Dina Dore, o comunque avrebbero...

18 luglio 2014
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NUORO. Spuntano come funghi, i confidenti anonimi, a Gavoi. Quelli che accusano, rivelano, indicano nomi, circostanze, persone che sarebbero coinvolte nell’omicidio di Dina Dore, o comunque avrebbero informazioni preziose per ricostruirlo. Tutti o quasi sanno chi sono, il paese ne discute spesso, ma tra i testi chiamati sinora in corte d’assise nemmeno uno ammette che sì, i nomi dei confidenti li conosce. E qualcuno quei nomi non li fa perché le norme glielo consentono, visto che è un ufficiale di polizia giudiziaria. E così, anche ieri, tra una piega e l’altra delle testimonianze in corte d’assise, emerge che l’allora dirigente del commissariato di Gavoi, Giampiero Putzu, aveva incontrato il suo confidente più di una volta. E anche in una seconda occasione, aveva steso una relazione di servizio che aveva subito trasmesso ai suoi superiori. La prima relazione di servizio, datata 30 ottobre 2012, era emersa già dalla scorsa udienza, e spiegava le prime rivelazioni che un confidente che il commissario Putzu definiva di “comprovata attendibilità” gli aveva fatto circa un incontro con due persone. Uno era Antonio Delitala, originario di Bolotana, ma residente a Sassari. E l’altro era Franco Podda, titolare del ristorante Santa Rughe, di Gavoi. Secondo il confidente era stato Delitala a dirgli che il giorno dell’omicidio di Dina Dore era a Gavoi per un funerale e “aveva notato un individuo uscire dal garage di casa Rocca-Dore. Aveva una statura di circa 176/178 centimetri e indossava un maglione a collo alto”. Delitala, nella scorsa udienza, ha affermato che aveva raccontato solo di un suo sogno. Ma ieri si scopre che nell’autunno 2012 c’era stato un altro incontro tra il confidente e il commissario Putzu. Era avvenuto il 26 novembre 2012, e stavolta, a sollecitare il confidente era stato il commissario. In quella occasione, il confidente fa un nome preciso di un giovane di Gavoi del ’77 e lo definisce una persona «a suo tempo legata a Francesco Rocca, che di lui si sarebbe servito in più occasioni per fare lavori di manovalanza nella casa dei Rocca-Dore. E aveva partecipato anche alla campagna di estrazione del sughero nei terreni della famiglia Rocca ad Austis». «La stessa fonte confidenziale – scrive Putzu – ha inoltre sottolineato l’interessante circostanza» che il giovane in questione «per tratti fisici e abbigliamento usuale, potrebbe corrispondere alla descrizione dell’individuo fornita alla stessa fonte da Antonio Delitala, in relazione alla quale lo scrivente ha riferito con annotazione del 30 ottobre scorso».

Ma per la corte d’assise, l’annotazione fatta il 30 ottobre da Putzu si fondava sul nulla perché riferiva di un sogno. Certo è che dopo questo secondo incontro, il commissario fa i suoi accertamenti e scopre che il giovane indicato dal confidente aveva «diversi precedenti di polizia per reati contro la pubblica amministrazione commessi con violenza e minaccia». (v.g.)

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