La Nuova Sardegna

BOLOTANA. Alla morte del marito, avvenuta a Bolotana nel giugno scorso, ha presentato all’Inps di Nuoro, tramite un patronato, la domanda per ottenere la pensione di reversibilità. La pratica è stata regolarmente istruita e liquidata in tempi brevi. Fin qui niente di strano, visto che si tratta di un adempimento dovuto in caso di morte del coniuge. Il bello viene quando, una volta cumulato l’importo della pensione di reversibilità con quella di cui la donna, una 88enne di Bolotana, era già titolare, la pensionata si è vista assegnare, quale importo complessivo mensile, la somma di 437 euro. Meno di quanto prendeva prima. La pensione, già misera di per sé, si era assottigliata di 62 euro. «Quando era vivo mio padre – racconta la figlia della pensionata – mia madre prendeva 499 euro della sua pensione Ir di coltivatrice diretta. Ora, con il cumulo della pensione di reversibilità, ne prende 437». L’importo, insomma, anziché aumentare è diminuito. Paradossi dell’Inps e della legge italiana che, per calcolare la pensione di reversibilità, che corrisponde generalmente al 60 per cento dell’importo di cui era titolare il defunto, prevede calcoli farraginosi e, come in questo caso, paradossali.

«Abbiamo chiesto spiegazioni all’Inps – continua la figlia della donna – ma ci è stato risposto che, in base ai conteggi e ai contributi versati da mia madre e da mio padre, che pure lui prendeva una pensione di coltivatore diretto, l’importo risultava così». In tempi di super pensioni e di pensioni d’oro, insomma, quelle dei poveri cristi non bastano neppure per sopravvivere. «A questo punto – fa sapere la donna – abbiamo chiesto all’Inps di poter ritirare la domanda di reversibilità e di ripristinare la vecchia pensione di mia madre, ma ci è stato risposto che l’operazione non era possibile perché, una volta erogata la nuova pensione, non si può tornare indietro». (f.s.)