Gian Pio Porcu e le sue 300 mostre
Budoni, il mago del ginepro vorrebbe aprire una scuola per le nuove generazioni
La folgorazione è arrivata in età adulta e così anche la consacrazione di artista vero. Gian Pio Porcu, originario di Orune e sportivo di grande spessore (terzo portiere del Cagliari ai tempi di Gigi Riva) nell’aprile del 1999 cercava asparagi nelle campagne di Budoni -dove si è sposato e risiede ormai da innumerevoli anni- quando si è imbattuto in un vecchio tronco di ginepro. «Dapprima mi ha inebriato il suo profumo poi in questi rami contorti, ho intravisto le forme acerbe di un veliero. Sono andato da ziu Ponsanu un anziano falegname a chiedere consiglio su come lavorarlo e li è arrivata l’ispirazione». Quel vecchio tronco è diventata una maestosa nave a cui, ne sono seguite tante altre, poi mobili, sedie divani tavolini e tanta altra oggettistica che in questi ultimi 15 anni, hanno portato Gian Pio Porcu a presenziare a ben trecento esposizioni tra mostre e rassegna di Cortes Apertas in oltre duecento diversi comuni. «La prima mostra l’ho fatta a Budoni quando l’allora sindaco Gianni Nieddu, dopo aver visto alcune cose che avevo in casa, mi diede lo spazio espositivo di fronte al comune». Da lì un crescendo di successi che lo portano sino a Siena dove “Gianginepro” realizza i simboli di tutte le contrade che corrono il palio. «Da giovane nelle mie vacanze in Trentino e sulle Alpi, ho visto che in tutti i paesi c’erano sculture in legno mentre il Sardegna il fenomeno era circoscritto a pochi artisti, nessuno poi che avesse pensato ad intagliare il nostro caratteristico ginepro – spiega – Non è certo un lavoro facile perché è un legno durissimo e ci vuole tanta fatica però quello che ne viene fuori è unico». Per anni e soprattutto prima delle numerose operazioni al cuore, Gain Pio ha trascorso la sua giornata a tagliare, scolpire e incollare il ginepro realizzando aquile e lupi, delfini e mufloni. «Uso soltanto la varietà oxycedrus (altrimenti detto rosso o coccolone) e non ho mai utilizzato ginepro fresco – ci tiene a chiarire – Ma solo materiale di scarto e travi ritrovate negli stazzi. Forse pungolati dalle mie creazioni, altri artisti si stanno dedicando a quest’arte e il mio desiderio è che in Sardegna, si possa realizzare una scuola per insegnare anche alle nuove generazioni i segreti dell’intaglio e della tradizione». (s.s.)