La Nuova Sardegna

Nuoro

L’accusa: «Vuoi farmi fare la stessa fine di Dina Dore»

di Valeria Gianoglio
L’accusa: «Vuoi farmi fare la stessa fine di Dina Dore»

La mamma del giovane condannato per l’omicidio di Gavoi parte lesa in tribunale «Denunciata ingiustamente da una donna che avevo soccorso con l’ambulanza»

03 maggio 2016
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NUORO. «Ero andata a soccorrerla con l’ambulanza, all’epoca facevo la volontaria e l’autista dell’Avos di Gavoi. Era andato tutto liscio, figuratevi la mia sorpresa quando, mesi dopo, ho scoperto che maggio del 2013 mi aveva denunciato e che aveva detto ai carabinieri che io, quando l’avevo soccorsa, le avrei detto che la volevo posizionare in una bara come Dina Dore, e non in una barella. E aveva persino aggiunto che avevamo nel garage lo scotch che avevamo usato per Dina. Davvero non potevo credere alle mie orecchie. Ho pensato che qualcuno le avesse offerto dei soldi per dire quelle falsità e infangarmi».

Seduta davanti al giudice, nella sedia riservata ai testimoni che depongono in udienza, è ancora incredula, Giovanna Cualbu, quando racconta la vicenda che nel 2013 – pochi mesi dopo l’arresto di suo figlio Pierpaolo Contu, accusato e poi condannato come killer di Dina Dore – l’aveva costretta ad andare dai carabinieri per rispedire al mittente una denuncia che lei riteneva carica di bugie e del tutto priva di fondamento.

Ha ripercorso tutta la storia, Giovanna Cualbu, che in questa vicenda è parte lesa ma non si è costituita parte civile. «Quel giorno del settembre 2013 – ha raccontato ieri mattina rispondendo alle domande del giudice monocratico Manuela Anzani, e del pm – mi ha chiamato il medico per chiedermi di andare a soccorrere Agostina Caggiu, una mia compaesana. Lamentava dei dolori addominali, così, insieme ai miei colleghi dell’Avos l’abbiamo caricata sull’ambulanza e portata al San Francesco. Poi, siccome avevo visto che le figlie erano preoccupate, al ritorno dall’ospedale, sono andata da loro e le ho tranquillizzate». Passano i mesi, e nel mese di maggio del 2014, Giovanna Cualbu scopre che proprio quella compaesana l’aveva denunciata. «La signora era venuta da noi in caserma – ha raccontato il comandante della stazione di Gavoi, Mirko Granocchia – e aveva sporto querela contro la signora Cualbu. Il racconto che ci aveva fatto ci era sembrato un po’ incerto e impreciso: parlava di una tomba, di Dina Dore, accusava la signora Cualbu». Anche un altro teste sentito ieri in udienza, l’ispettore di polizia, Giuseppe Barca, rispondendo alle domande del pm, ha affermato che in qualche altra occasione la signora avesse raccontato di aver subìto minacce che poi si erano rivelate prive di fondamento o quantomeno confuse. Il pm ha annunciato che nella prossima udienza ci potrebbe essere una richiesta di sottoporre Agostina Caggiu a una perizia psichiatrica.

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