La Nuova Sardegna

Nuoro

Restrizioni idriche, l’ira dei sindaci

di Sergio Secci
Restrizioni idriche, l’ira dei sindaci

Villaggi turistici e campi a secco: da Siniscola a San Teodoro si chiede una ripartizione delle scorte

03 settembre 2016
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SINISCOLA. A seguito del perdurare della stagione siccitosa e nonostante le ordinanze per le restrizioni idriche emesse a più riprese dal Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale, la diga che trattiene le acque del Rio Posada si presenta semivuota mettendo a rischio il proseguo della stagione turistica e le colture agricole. Nel lago, alla data odierna, risultano disponibili nel poco più di 4 milioni di metri cubi d’acqua che restano vincolati ad uso civile ovvero per soddisfare le esigenze domestiche degli abitanti dei comuni di Torpè, Siniscola, Posada, Budoni e San Teodoro in parte serviti anche dalla condotta che arriva dalla sorgente di Frunche Oche nel Montalbo. Preoccupati delle ripercussioni sui residenti e sui turisti i cinque sindaci del territorio, hanno espresso ieri mattina le loro rimostranze in una lettera inviata all’assessore regionale ai lavori pubblici Paolo Maninchedda e a quello all’agricoltura, Elisabetta Falchi, a Roberto Silvano responsabile del servizio distretto idrografico e al presidente del Consorzio di Bonifica Ambrogio Guiso. Gian Luigi Farris, Omar Cabras, Roberto Tola, Giuseppe Porcheddu e Domenico Mannironi primi cittadini di Siniscola, Torpè, Posada, Budoni e San Teodoro, in previsione anche dell’interruzione delle risorse destinate agli usi irrigui, chiedono una diversa ripartizione delle scorte. «In considerazione della nota della Direzione generale n. 8083 datata 4 agosto che ipotizza l’interruzione della risorsa idrica per usi irrigui sin dalla data del 1 settembre e del fatto che i consumi per uso civile, nel periodo settembre-dicembre, sono pari a circa 2,5 milioni di metri cubi, si chiede che almeno uno possa essere destinato agli usi civili richiesti dalle strutture alberghiere e dei villaggi vacanza, agli usi aziendali e per l’abbeveraggio del bestiame, nonché a irrigazioni di soccorso per colture in serra o per frutteti. Il problema del razionamento se interessa tutti i centri costieri, riguarda principalmente il comune di Budoni visto che quasi tutti i villaggi turistici ivi presenti e che ospitano migliaia di vacanzieri, sono serviti non dalla rete potabile ma dalle condotte per irrigazione. Acqua grezza che gli stessi villaggi, provvedono a potabilizzare e immettere poi in rete a supporto delle strutture. Il divieto di utilizzo dell’acqua che il Consorzio vuole destinare ai soli usi potabili, metterebbe in ginocchio decine di attività».

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