La Nuova Sardegna

Nuoro

Giallo alla Caletta di Siniscola, rubato un peschereccio di 27 metri

di Sergio Secci
Giallo alla Caletta di Siniscola, rubato un peschereccio di 27 metri

Nessuna traccia dell’imbarcazione acquistata in Toscana dalla famiglia Avellino e scomparsa dal porto tra sabato e domenica

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LA CALETTA. Ha preso il largo poco dopo la mezzanotte dal porto de La Caletta ed è sparito nel nulla. Vane, finora, le ricerche del peschereccio Ciro I, una motonave della lunghezza di 27 metri acquistata a maggio dall’armatore locale Antonio Avellino. L’unità da pesca, una tra le più grandi della marineria baroniese, e attrezzata per la pesca allo strascico, era ormeggiata nel molo di sottoflutto subito dopo il distributore di carburante dove si trovano le grandi imbarcazioni che si spingono al largo. Ieri, la pesca allo strascico era chiusa, e l’armatore e l’equipaggio godevano quindi del riposo per la giornata festiva e avevano lasciato tutto pronto per riprendere oggi il mare. Qualcuno però gli ha preceduti. Gente esperta, che conosceva sicuramente le caratteristiche della grossa imbarcazione, è arrivata nell’area portuale incontrollata e ha avviato i motori.

Ad accorgersi dell’accaduto, intorno alle tre del mattino, un pescatore che ha notato l’assenza della barca e ha subito avvisato Antonio Avellino e il padre Giovanni. L’allarme alla Guardia costiera è scattato subito dopo e dal porto è uscita per una ricognizione la pilotina CP802 che ha perlustrato un vasto tratto di mare, prima di fare rientro a La Caletta. Del motopesca, però, nessuna traccia. Malgrado l’imbarcazione non raggiunga una velocità elevata (circa 13/15 miglia orarie), le ore di vantaggio dall’inizio delle ricerche hanno permesso ai ladri di raggiungere il mare aperto e far perdere le loro tracce. Neppure i sistemi di telerilevamento a disposizione della Capitaneria sono riusciti a rintracciare la nave, segno che chi è ai comandi è persona esperta ed è riuscita a disattivare tutti i sistemi di tracciatura. Ciro I° era stato acquistato dalla famiglia Avellino a Porto Santo Stefano, che fa capo alla capitaneria di porto di Livorno. Giovanni Avellino, uno dei pescatori storici di La Caletta, aveva venduto la sua barca, il Maredusa, di 60 tonnellate, per passare ad una nave più grande e funzionale.

Impossibile per il momento capire le finalità del furto anche se sembra difficile riuscire ad occultare la nave, almeno in Italia. La guardia costiera ha allertato le autorità nazionali ed estere e sono stati informati i carabinieri e, pertanto, il suo ingresso in qualsiasi porto dovrebbe essere segnalato. Controlli sono stati effettuati tra la Sardegna e la Corsica e nel sud dell’isola. Tra le altre ipotesi c’è quella di un furto su commissione per affondare al largo la nave e fare un danno di oltre 200mila euro alla famiglia Avellino. O, ancora, la possibilità, piuttosto remota, che il Ciro I possa essere utilizzato per trasportare clandestini e, in questo caso, la rotta seguita sarebbe quella verso il nord Africa.

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