La Nuova Sardegna

Nuoro

Matteo Boe indagato per il sequestro Dall'Orto: «È innocente, lo dimostrerà»

Silvia Sanna
Silvana Dall'Orto e Matteo Boe
Silvana Dall'Orto e Matteo Boe

L'avvocato Mureddu, difensore dell'ex bandito, indagato con altre 15 persone: «È molto tranquillo»

30 giugno 2017
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SASSARI. La nuova tegola gli è caduta sulla testa all'improvviso dopo appena 48 ore di libertà. Matteo Boe riferisce tramite il suo avvocato di avere appreso dalla stampa di essere indagato per il sequestro di Silvana Dall'Orto, rapita a Reggio Emilia il 19 ottobre del 1988 e rilasciata il 1 maggio dell'anno successivo dopo il pagamento di un riscatto di quasi 4 miliardi di lire. «Ha accolto la notizia con grande stupore - dice Anna Rita Mureddu, legale dell'ex primula rossa di Lula - e anche io sono rimasta molto meravigliata».

L'avvocato non ha ricevuto l'avviso di garanzia, che è invece stato notificato - diversi mesi fa - al collega bolognese Valerio Flocco, difensore d'ufficio di Boe e di altri indagati. Il confronto vero tra i due non c'è ancora stato, «ci vedremo nei prossimi giorni e parleremo di questa nuova situazione, siamo appena alle fasi iniziali dell'inchiesta. Il signor Boe - aggiunge l'avvocato - è comunque molto tranquillo e fiducioso nel fatto che sarà dimostrata la sua estraneità all'episodio contestato».

Le indagini dopo 29 anni. È stata la procura di Bologna a dare un nuovo e improvviso impulso alle indagini. Che in 29 anni non avevano mai imboccato una direzione precisa. Sono stati la vittima Silvana Dall'Orto e il marito - l'industriale della ceramica Giuseppe Zannoni - a chiedere che venissero compiuti accertamenti su una serie di reperti appartenuti e utilizzati dai rapitori. Indumenti, scarpe, spazzola per capelli, occhiali da sole: tutti custoditi nel borsone ritrovato accanto alla Dall'Orto sul ciglio dell'Autocisa (l'autostrada A15 Parma-La Spezia) la sera della liberazione. Faceva freddo, l'ex sequestrata indossava una maglietta gialla e azzurra che, raccontò, si era sfilato poco prima uno dei rapitori. Su quella maglia e su tutto il resto del materiale - recuperato un anno e mezzo fa in un ufficio della procura di Reggio Emilia - un pool di periti eseguirà accertamenti per verificare se è possibile estrarre Dna ancora attivi. Se l'esame andrà a buon fine (si saprà nell'udienza convocata per il 25 ottobre) partirà la seconda fase, che prevede la comparazione con il Dna degli indagati. C'è grande attesa in particolare per quanto riguarda la posizione di Matteo Boe, latitante all'epoca dei fatti: il 1988 fu segnato da un altro sequestro, quello dell'imprenditore romano Giulio De Angelis, attribuito - come quelli della diciassettenne Sara Niccoli e del piccolo Farouk Kassam, appena 7 - a bande di cui faceva parte Matteo Boe.

Il confronto. Rispetto alle nuove accuse relative al sequestro Dall'Orto, l'ex bandito di Lula appare tranquillo. C'è un precedente che sembra giocare a suo favore. Nel 2011, durante un confronto faccia a faccia organizzato nel carcere di Parma, la signora Silvana Dall'Orto non riconobbe Matteo Boe come uno dei suoi rapitori. Dopo la liberazione la donna aveva descritto un uomo alto, con i fianchi stretti e gli occhi di ghiaccio che aveva intravisto dalla benda calata sul viso durante quasi tutti i 6 mesi di prigionia. Anche in occasione del confronto in carcere Silvana Dall'Orto era bendata. «Non ho mai visto in faccia i miei rapitori - ha dichiarato ieri la donna - se fosse accaduto sarei morta da un pezzo. Invece sono ancora viva e chiedo giustizia».

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