La Nuova Sardegna

Nuoro

Missione “Sandalia” da Borore al Marocco per aiutare i poveri

di Alessandra Porcu

BORORE. Sandalia, il nome dell’associazione di volontariato fondata a Borore nel 2004, non è stato scelto a caso. È uno dei più antichi che i geografi hanno dato alla Sardegna. Significa “sandalo”,...

28 maggio 2018
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BORORE. Sandalia, il nome dell’associazione di volontariato fondata a Borore nel 2004, non è stato scelto a caso. È uno dei più antichi che i geografi hanno dato alla Sardegna. Significa “sandalo”, inteso come calzatura. Ispirato alla forma di quest’isola millenaria, racchiude in sé la storia di un territorio e la forza identitaria del suo popolo. Da sempre terra di conquista, la Sardegna ha dovuto lottare per difendere tradizioni, cultura, lingua. In una parola sola, la sua unicità. Forti di questo, alcuni giovani sardi, 14 anni fa, decidono di creare una onlus laica, apartitica e indipendente.

Sandalia prende vita con uno scopo ben preciso: allacciare un dialogo con i Paesi in via di sviluppo. Uno scambio che non si è mai interrotto e che, anzi, nel tempo è diventato più intenso e costruttivo. Tanti i progetti portati avanti dal gruppo guidato dai soci fondatori Maria Giovanna Lai, 42enne di Borore responsabile progetti e comunicazione, e Giulio Maciocco, 42 anni di Sassari consulente esperto in progettazione. Il Marocco è uno dei territori in cui Sandalia ha operato fin dall’inizio. La scelta è ricaduta sui villaggi rurali.

Quelli poveri, dimenticati, in cui la donna ha più doveri che diritti. Grazie all’impegno e alla collaborazione dei volontari sardi e dei professionisti del posto, madri, mogli e figlie hanno potuto costituire delle cooperative diventando imprenditrici di se stesse. Alcune, ad esempio, hanno imparato l’arte tessile realizzando tappeti fatti a mano per poi venderli. L’esperimento, rivelatosi vincente, è stato riproposto in forme e tempi diversi in altri luoghi dello Stato Nord Africano. L’ultimo progetto di Sandalia è stato quello sullo “Sviluppo di itinerari di turismo rurale nella provincia di Al Haouz e sostegno al sistema economico e sanitario locale”. Nel villaggio di Tickfest, regione del Marocco meridionale, è stato creato un rifugio di montagna. A occuparsi della costruzione e della gestione sono stati gli stessi abitanti. Cinque giovani del posto, dopo aver frequentato un corso di lingua francese, sono riusciti a diventare guide turistiche.

Nelle escursioni giornaliere fanno da Ciceroni ai turisti che soggiornano nel rifugio. Le donne, invece, si occupano di cucinare su prenotazione i piatti tipici del posto e di vendere i prodotti artigianali. Attività che in Sardegna vengono fatte conoscere dall’associazione Suc e dalla cooperativa Esedra di Macomer attraverso la diffusione di materiale divulgativo nei loro punti informativi e nei siti archeologici isolani. Nel villaggio di Tickfest si fa lo stesso per promuovere le bellezze della nostra isola. Ma l’interscambio culturale sardo-marocchino ha portato anche alla creazione di un fondo di rotazione. L’80 per cento dei ricavi viene utilizzato per l’intera gestione del rifugio, il restante venti per i lavori di adeguamento del villaggio, per aiutare le famiglie meno abbienti e assicurare le dotazioni scolastiche alla comunità. Nel Comune di Tahannout si è riusciti ad acquistare materiale sanitario per l’ospedale di Settat. Il contributo del Rotary club di Sassari permetterà presto di dotare la struttura di un’ambulanza. Traguardi raggiunti grazie alle associazioni di volontariato e a partners come la Regione Sardegna e la Fondazione Banco di Sardegna che hanno messo a disposizione risorse economiche e umane. Per un progetto che si conclude, un altro ha inizio. Passo dopo passo Sandalia prosegue il suo cammino. Ci sono altri traguardi da raggiungere e nuove sfide da affrontare come quella in Libano che al momento però resta top secret.

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