Tzia Antoniangela, 60 anni da imprenditrice
La ristoratrice di Ottana ha spiegato al convegno sullo sviluppo locale il segreto del suo successo
OTTANA. Ha 85 anni e da 60 anni manda avanti la storica trattoria che porta il suo nome. Antoniangela Denti, a Ottana, è ormai una istituzione. Nel suo locale, “Da Antoniangela” sono passati operai e sindacalisti dei tempi d’oro dell’industria, politici, turisti e semplici cittadini. Imprenditrice d’altri tempi, tzia Antoniangela. E da imprenditrice ancora in attività non è voluta mancare al convegno organizzato dal Banco di Sardegna e dalla Camera di commercio che si è tenuto sabato scorso a Ottana sul tema “Le potenzialità delle risorse locali: nuove opportunità di sviluppo”.
Per nulla intimorita dal parterre che le stava intorno, tzia Antoniangela ha preso il microfono e ha portato la sua testimonianza. «Ho iniziato – ha detto – con la paura di non sapere come sarebbe andata a finire. Ho rischiato molto investendo due milioni di lire. Sono andata avanti. Devo dire che mi è andata bene. A tutti dico: provateci e rischiate». Già, provarci e rischiare, magari con l’aiuto della banca.
«Sì, perché la banca – ha sottolineato il direttore del Banco di Sardegna, Giuseppe Cuccurese, – ha interesse a dare i soldi, anche se poi l’imprenditore li deve restituire. Il tasso di insolvenza delle imprese è il doppio di quello nazionale. Devo, però, riconoscere – ha osservato – che le famiglie sarde hanno un tasso di morosità più basso della media nazionale. Ciò significa che i sardi i soldi li restituiscono».
Il convegno, moderato dal giornalista Giacomo Mameli, è stato introdotto dal sindaco, Franco Saba. «Oggi –ha detto il primo cittadino – viviamo una crisi devastante. L’industria non c’è più. Abbiamo solo piccoli imprenditori che sono le nostre eccellenze». La voce dei piccoli imprenditori, è stata portata da Emanuele Lai, 23 anni e 4 dipendenti, allevatore di lumache, Salvatore Del Rio, titolare di un’ azienda zootecnica e da Peppino Zedda, produttore di olio. «Abbiamo bisogno di essere aiutati dalle istituzioni – hanno sottolineato – ma la cosa fondamentale è credere in se stessi e nei progetti che devono essere legati alla terra e alla nostra cultura».
Al convegno hanno partecipato il presidente della Camera di commercio, Agostino Cicalò, il direttore dell’Aspal, Massimo Temussi e l’assessore regionale alla Programmazione, Raffaele Paci. «In questo territorio – ha annunciato Temussi – investiremo risorse per il potenziamento tecnologico». «Fare impresa – ha ammonito Cicalò – non è facile. È un mestiere e bisogna studiare perché l’improvvisazione non funziona». Il convegno è stato concluso da Paci. «Ci sono tanti strumenti finanziari e per la formazione professionale – ha sottolineato –. Abbiamo, però, bisogno di competenze e di innovazione». Tzia Antoniangela docet.