La Nuova Sardegna

Nuoro

La crisi Aias duole anche a Orosei

di Cecilia Fontanesi

Quindici dipendenti da un anno senza retribuzione: «Saremo costretti a non garantire più il servizio»

25 ottobre 2019
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OROSEI. Mensilità arretrate, percentuali di stipendio ricevute in grande ritardo, scioperi, incontri in Prefettura e Commissioni di inchiesta. È questa la situazione in cui l’Aias si ritrova già da alcuni anni in Sardegna. Sono 12 le mensilità arretrate che l’azienda, l’associazione di assistenza spastici della famiglia Randazzo, deve versare alla maggior parte degli oltre 1000 dipendenti delle 40 strutture presenti nel territorio isolano. Una di queste opera ad Orosei dalla lontana estate del 1975. Il centro Aias baroniese, coordinato da Nino Canzano sindaco del paese, nacque come prima esperienza di colonia estiva. Nell’ottobre dell’anno successivo si avviò l’apertura giornaliera con i servizi di seminternato, oggi socio-riabilitativo, ambulatoriale e domiciliare per un territorio che comprendeva e comprende ancora i comuni di Orosei, Galtelli, Irgoli, Loculi, Onifai e Dorgali. Come viene descritto dalla stessa azienda Aias “il centro di riabilitazione di Orosei si è affermato a livello territoriale come punto di riferimento nel campo della riabilitazione e inclusione sociale, tanto che numerosi utenti provengono e vengono inviati dalla struttura ospedaliera di Nuoro e numerosi sono gli utenti di Dorgali. La richiesta costante di prestazioni è la naturale conseguenza di una offerta riabilitativa ad ampio raggio, consolidata e apprezzata nel tempo con la costanza e la serietà della presenza e del servizio che spesso non erogano le strutture pubbliche preposte”.

Quel servizio, puntuale, serio e professionale, viene ancora garantito dai dipendenti seppur costretti a lavorare in una situazione paradossale. A Orosei dall’esterno la situazione non presenta infatti problematiche: i dipendenti (circa 15 tra educatori, operatori socio-sanitari, logopedista, terapista occupazionale, fisioterapista, psicologo, direttore medico, amministrativi, assistente sociale) ogni giorno si recano a lavoro svolgendo anche prestazioni a domicilio. Tensioni a doppio filo, perché se da un lato i lavoratori sono tenuti per legge a garantire la regolarità del servizio, dall’altro l’hanno fatto ugualmente, seppur senza stipendio, legati dalla passione per il proprio lavoro e dal rapporto che negli anni hanno costruito con i pazienti e le loro famiglie. Oltre ai pazienti esterni, tra i quali molti bambini, 13 ragazzi con disabilità motoria e cognitiva passano gran parte della giornata nel centro svolgendo anche attività di carattere ricreativo. Adesso però la situazione è diventata insostenibile e i dipendenti del centro baroniese hanno deciso di renderla pubblica, cercando di sensibilizzare ulteriormente le istituzioni e sopratutto informare la comunità della difficile condizione in cui operano. «Come gli altri colleghi di tutta la Sardegna siamo anche noi allo stremo a causa della situazione debitoria dell’azienda nei nostri confronti. Davanti a noi abbiamo ancora due mesi di attesa dovuti alla presentazione del “piano di ristrutturazione debitoria, accordato all'azienda dal Tribunale fallimentare di Cagliari”. Una situazione intollerabile. Lunedì 28 è in programma un incontro con il Prefetto a Cagliari per chiedere che vengono sbloccate le mensilità correnti. Se non dovessero arrivare risposte adeguate in tempi brevi, nostro malgrado, saremo costretti a non garantire più il servizio».

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