La Nuova Sardegna

Nuoro

«L’ho scoperta già quand’ero alle elementari»

di Alessandro Mele
«L’ho scoperta già quand’ero alle elementari»

Il rapporto tra i giovani e la scrittrice. Il ruolo decisivo della scuola: fondamentali le maestre

17 novembre 2019
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NUORO. In una città che ha riscoperto l’amore per Grazia Deledda, non sono solo associazioni e realtà culturali a valorizzarne l’opera e la figura. La scrittrice Premio Nobel è infatti finalmente conosciuta anche dai giovani. Non tutti l’hanno letta, ma tutti la conoscono: «Ho letto qualche sua opera – dice Pietro Serusi, fresco di maturità al Classico “Asproni” e matricola a Cagliari in Lettere moderne –, nonostante la conoscessi fin falle elementari, l’ho scoperta grazie ai miei insegnanti del Liceo intorno ai 16 anni dal momento che dovevamo realizzare un progetto sulla sua figura. Non è difficile intuire quanto la Deledda sia un vero orgoglio per la città. Una figura che ha avuto un impatto rivoluzionario nel mondo della cultura non solo sarda ma europea, non si può definire in altro modo la prima e unica donna italiana a ricevere il Premio Nobel per la letteratura. È difficile non rimanere impressionati dall’atmosfera delle sue opere, da quell’ambiente selvaggio e mistico che lei descrive. A colpirmi sono state le descrizioni dei paesaggi ancora immacolati del centro Sardegna e delle arcaiche realtà familiari del tempo. Negli ultimi anni ho notato un grande lavoro, a tutti i livelli, per donare a questa figura l’importanza che merita, dopo un lungo periodo dove forse era stata sottovalutata o addirittura ignorata».

«Fin da piccolo – racconta Francesco Ticca, 17enne del Liceo economico sociale – ho sempre sentito parlare di Grazia Deledda soprattutto in famiglia, questo in me ha suscitato prima curiosità e poi grande interesse per le sue opere, in modo particolare per “Canne al vento” e la raccolta di novelle. Deledda ha una grande importanza per la mia città e non solo, soprattutto da un punto di vista antropologico infatti nei suoi scritti fa vivere i personaggi, le tradizioni e l’identità della città tramandandole nel tempo e trasmettendole fuori dal suo contesto facendo così aumentare l’interesse turistico per Nuoro e la sua storia. Quello che più mi colpisce della scrittrice è sicuramente l’amore verso la sua città natale anche se spesso non ricambiato. A parer mio Nuoro potrebbe ancora fare molto per Grazia Deledda facendola conoscere a più persone, organizzando convegni nelle scuole e facendo vivere i posti di cui racconta agli stessi studenti, migliorando il centro storico e valorizzando ulteriormente il museo a lei dedicato».

Chi non la ha letta, ne conosce comunque la figura ed è a favore di una sua valorizzazione come affermato da Federica Capra, 14enne del Liceo scientifico: «Sinceramente – ha detto – di lei non ho ancora letto nulla ma chi meglio di lei ha fatto conoscere Nuoro in tutto il mondo? È una figura importante anche sul piano sociale essendo una donna che ha vinto un premio così importante che di solito vincono gli uomini. È importante ricordare le persone della nostra città che hanno fatto la storia».

«Non ho mai letto opere di Grazia Deledda – confessa anche Fatima Bziouid, 17enne dell’ex istituto magistrale –, ma l’ho scoperta alle elementari se non alla scuola materna. È importante per il suo essere il primo Nobel donna italiano ed è pure la cosa che mi ha colpita. È bello poter rivisitare a Nuoro i luoghi dove ha vissuto e dove componeva le sue opere».

«Io ho letto “Canne al vento” quando avevo 13 anni – dice Desirè Lovicu, del Liceo delle scienze umane –. Secondo me ha una grandissima importanza per Nuoro sia per il grande patrimonio culturale che ha lasciato e perché, considerando l’epoca in cui viveva, ha ottenuto il Premio Nobel nonostante fosse donna. Mi ha colpito la sua indipendenza e voglia di fare nonostante la società dell’epoca fosse prettamente maschilista. Ho trovato che l’apertura della sua Casa museo sia servita molto per far conoscere a fondo la sua letteratura. Però dovrebbe essere un argomento letterario che andrebbe sviluppato ulteriormente nelle scuole di tutta Italia».

«Ho letto il primo libro della Deledda durante l’adolescenza – ha detto la 26enne Elisabetta Crisponi, universitaria – ma ad oggi mi rendo conto che non avevo maturato quei temi che con la crescita hanno fatto prepotentemente parte di me. Forse essermi allontanata dalla nostra realtà per motivi di studio mi ha aiutata a osservarci con occhi più lucidi. Per me lei è la poetessa del silenzio che ci portiamo e mi porto dentro come linfa vitale. Ogni nuorese dovrebbe vedere le sue opere non come gli scritti di un personaggio illustre, ma come un proprio testamento spirituale».

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