La Nuova Sardegna

Nuoro

Comune sotto accusa: funzionaria perde la causa

di Simonetta Selloni
Comune sotto accusa: funzionaria perde la causa

Aritzo, la responsabile del servizio finanziario voleva 250mila euro di risarcimento L’ente a processo per condotte persecutorie. Ma ora dovrà essere lei a pagare

23 novembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





ARITZO. Una vera e propria guerra iiziata dentro le stanze del municipio di Aritzo e proseguita poi nelle aule giudiziarie, quella tra la responsabile del Servizio finanziario del Comune, Rosanna Lai, 53 anni d Gavoi, e l’amministrazione comunale. Dall’ente, la funzionaria chiedeva un maxi risarcimento: 250mila euro titolo per ristorare il danno biologico, morale e materiale, all’immagine, alla carriera e alla vita di relazione, per un contegno che nella descrizione del ricorso presentato dalla donna aveva tutti i connotati del mobbing, senza che peraltro questo termine venisse chiaramente indicato. Già il giudice del Lavoro del tribunale di Oristano, al quale Rosanna Lai si era rivolta, aveva respinto questa ipotesi (la sentenza è del 2017). Ora interviene la Corte d’appello di Cagliari, alla quale Lai (difesa dall’avvocata Gabriella Cassarà) aveva proposto appello. I giudici hanno dato ragione al Comune di Aritzo, rappresentato dagli avvocati Eulo e Paolo Cotza: non solo non ci furono quelle condotte persecutorie alle quali la funzionaria faceva riferimento, e nemmeno si pone la questione, sollevata da Rosanna Lai, legata a un procedimento disciplinare (il quinto al quale era stata sottoposta), per la semplice ragione che ancora non si era definito. Nessun risarcimento dovuto, quindi: la funzionaria dovrà anche pagare 9mila euro e spiccioli quali residuo delle spese del giudizio d’appello, con in più l’obbligo di pagare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per l’impugnazione proposta. Insomma, una sconfitta su tutta la linea.

La Corte d’appello (presidente Nurcis, consiglieri Caredda e Mazzeo) ha di fatto recepito la sentenza pronunciata dal giudice del lavoro del tribunale di Oristano. Escludendo la sussistenza del requisito specifico che qualifica il reato di mobbing, ossia “l’intento persecutorio” da parte del comune di Aritzo. In altre parole, sia nel giudizio di primo grado che in quello d’appello, emerge «il progressivo insorgere e inacerbarsi di un clima di tensione e conflitto tra le parti, determinato verosimilmente da incompatibilità caratteriali, che ha condotto a una sorta di guerra interna alla amministrazione del comune di Aritzo, nella quale la Lai non risulta però essere vittima quanto contendente». La funzionaria (che nel 2010 si era presentata alle comunali di Gavoi quale candidata a sindaca, perdendo le elezioni) insomma non era una vittima di un non meglio identificato reato (mobbing?), ma parte in causa: quqesto sarebbe dimostrato dal clima di ostilità, contrapposizione, reciproco rimpallo di responsabilità. È significativo che due dei revisori dei conti dell’ente si erano dimessi dall’incarico per via del comportamento scarsamente collaborativo della funzionaria.

In Primo Piano
L’intervista in tv

Alessandra Todde: «L’Italia non è il paese della felicità che racconta la premier Giorgia Meloni»

Le nostre iniziative