La Nuova Sardegna

Nuoro

«Inceneritore, non c’è reato»

di Giulia Serra

La Procura nuorese chiede l’archiviazione dell’inchiesta dei giudici di Oristano su una funzionaria Assl

01 dicembre 2019
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MACOMER. Insussistenza dei reati contestati, infondatezza della notizia di reato e inidoneità degli elementi raccolti a sostenere l'accusa in giudizio: è con queste argomentazioni che il sostituto procuratore della Repubblica di Nuoro Emanuela Porcu, con il visto del procuratore capo Patrizia Castaldini, ha chiesto al Gip l'archiviazione del procedimento nei confronti di Maria Antonietta Atzori, ex responsabile del Centro epidemiologico della Assl di Nuoro. L'inchiesta è quella sulle procedure autorizzative per la costruzione del nuovo inceneritore di Tossilo, che aveva portato la Procura di Oristano a disporre, nel febbraio scorso, ad una settimana dalle elezioni regionali, il clamoroso sequestro del cantiere macomerese dove erano in corso i lavori di costruzione del mega impianto per l'incenerimento dei rifiuti e a iscrivere nel registro degli indagati la dottoressa Atzori, accusata di falso in atto pubblico per lo studio, prodotto nell'ambito della procedura di Via condotto dal Savi, che analizzava i dati della mortalità nella provincia di Nuoro e dal quale non emergevano particolari criticità sanitarie rispetto all'ambito provinciale.

Se già il Riesame di Nuoro, esprimendosi sulla richiesta di dissequestro presentata dal Consorzio Industriale di Macomer, nel suo provvedimento aveva smantellato il castello accusatorio mosso dalla Procura oristanese, ora è la stessa pubblica accusa nuorese a ravvisare che nel compendio probatorio prodotto ad Oristano manchi proprio l'ipotizzata «immutatio veri», ossia l'alterazione della verità alla base del reato di falso ideologico. Al contrario, secondo il Pm, dai documenti emergerebbe una lineare sequenzialità con gli studi precedenti e «Sintesi analisi cause di morte» – oggetto principale dell'indagine – lungi dall'essere in contrasto con gli studi pregressi, ne sarebbe piuttosto un documento esplicativo, che non trascura di annottare «l'effetto biologico noto» delle sostanze contenute nelle emissioni e nei residui dell'incenerimento dei rifiuti e che non giunge ad alcuna conclusione assertiva, limitandosi ad affermare che, alla luce dei dati scientifici odierni, non è consentito ascrivere responsabilità certe al processo di combustione dei rifiuti.

Secondo il Pm la documentazione attesta anche che fu il Savi, a fronte del diniego del Servizio di Igiene e Salute pubblica e di quello Salute e Ambiente, a chiedere alla dottoressa Atzori un contributo per la procedura di valutazione ambientale, escludendo l'ipotesi che sia stata la stessa dottoressa a imporre i suoi studi. Se non si è dinnanzi a un falso ideologico, per l'accusa cade anche la seconda imputazione, la costruzione d'impianto in assenza di titoli.

«La richiesta di archiviazione da parte della Procura di Nuoro del procedimento che mi ha vista indagata per il reato di falso mediante omissione, ipotizzato dai magistrati di Oristano, pone fine ad un lungo periodo di indagini da “caccia alle streghe” – commenta la dottoressa Atzori – Prima, come persona informata dei fatti, sono stata sottoposta a intercettazioni e a estenuanti interrogatori che non hanno sortito alcunché, se non gravi danni alla mia salute, con la conferma della trasparenza del mio operato, svolto nell'esclusivo interesse della collettività». L'ultima parola sul caso spetta al Giudice per le indagini preliminari, al quale spetta esprimersi sulla proposta del Pm.

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