La Nuova Sardegna

Oristano

Il caso

Disagi per uno studente sordo: il Comune garantisce assistenza solo per nove ore, per il resto della lezione è isolato

di Michela Cuccu
Disagi per uno studente sordo: il Comune garantisce assistenza solo per nove ore, per il resto della lezione è isolato

Il Comune copre meno di un terzo del tempo previsto: il tribunale aveva dato ragione ai familiari del ragazzino

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Oristano Trentadue ore di lezione settimanali, ma solo nove di assistenza comunicativa. È questo il baratro che separa un bambino totalmente sordo che frequenta le scuole in città, dal sacrosanto diritto allo studio. Il caso, sollevato con un’interpellanza urgente firmata dai consiglieri di opposizione di centrosinistra (Maria Obinu che è prima firmataria, Umberto Marcoli, Giuseppe Obinu, Francesco Federico, Francesca Marchi, Massimiliano Daga, Carla Della Volpe e Speranza Perra), scoperchia una realtà fatta di barriere che non sono più solo sensoriali, ma drammaticamente burocratiche e istituzionali. Il cuore del problema risiede in un conteggio che non rispetta la realtà dei fatti. Nonostante la Legge 104 imponga agli enti locali di garantire un supporto costante, specializzato e commisurato alle esigenze effettive degli alunni con disabilità, il Comune ha scelto di coprire meno di un terzo dell’orario scolastico. Per le restanti ventitré ore, il bambino rimane privo di un interprete o di un esperto della lingua dei segni, diventando di fatto un “fantasma” all’interno della propria classe.

Questo isolamento forzato non è solo una lacuna didattica, ma rappresenta un colpo gravissimo all’autonomia, alla socializzazione e al benessere psicologico del bambino, privato degli strumenti minimi per interagire con insegnanti e compagni. L’aspetto più amaro rimarcato dall’interpellanza, rivolta al sindaco Massimiliano Sanna e all’assessora ai Servizi sociali Carmen Murru, riguarda la gestione del contenzioso. La famiglia, esasperata dal muro di gomma delle istituzioni, si è vista costretta a rivolgersi al tribunale, ottenendo una vittoria in primo grado che riconosceva il diritto al potenziamento del servizio. Eppure, invece di prenderne atto e rimediare, l’amministrazione ha deciso di resistere in giudizio, proseguendo una battaglia legale contro un proprio piccolo cittadino. Una scelta che i firmatari dell’atto definiscono ingiusta e incoerente: «Perché investire risorse pubbliche e tempo prezioso in aule di tribunale per negare un supporto, anziché destinare quegli stessi sforzi economici all’inclusione scolastica?»

L’interpellanza chiede ora risposte immediate al sindaco e all’assessora ai Servizi sociali. Non si tratta di una banale questione di quadratura di bilancio, ma del rispetto dei principi di uguaglianza e pari opportunità sanciti dalla nostra Costituzione. Lasciare un alunno senza “voce” per la maggior parte della sua vita scolastica significa negargli il futuro e tradire il mandato educativo delle istituzioni locali. Oristano deve decidere con urgenza se vuole essere una comunità che sostiene i più fragili o un ente che si trincera dietro freddi tecnicismi, lasciando che il diritto all’istruzione svanisca nel vuoto di un silenzio assordante.

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