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Festa grande per il nonnino dei nonni

Festa grande per il nonnino dei nonni

Perdasdefogu, Bonino Lai ha fatto tre guerre: «Ma non ho mai visto un morto»

22 dicembre 2019
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PERDASDEFOGU. I centenari di Perdasdefogu si fanno in quattro. L’ultimo è Bonino Lai, ex dirigente dell’anagrafe del Comune. Oggi, domenica di festa grande con messa solenne, arriva al secolo e può raccontare di «tre campagne di guerra senza aver visto un morto in Albania, in Jugoslavia e in Sardegna». Centenario in compagnia di Antonio Brundu (102 anni a marzo, salvo per miracolo dalle bombe del 1943 a Monserrato). È il decano dei centenari foghesini: prima c’erano stati Consolata Melis (morta poco prima del 108.mo compleanno, leader della famiglia più longeva al mondo) e Vittorio Palmas noto Cazzài (morto il 12 maggio alla soglia dei 106 anni, scampato al lager di Bergen Belsen “per due chili”). Con “zio Antonio” si schierano adesso Armando Marci, agricoltore e vinificatore super-apprezzato, ha tagliato il secolo il 10 giugno, seguito da Gigino Depau, ex daziere, ex segretario Dc, cent’anni il 10 agosto, festeggiati a Cagliari. Bonino Lai era nato il 22 dicembre 1919. Oggi – nell’Ogliastra dei centenari – sarà circondato dall’affetto della moglie Elena, delle figlie, dei nipoti, dei figliocci e dei paesani. Ci saranno anche giocatori e dirigenti della squadra di calcio, essendo Bonino “il presidente più anziano di un club sportivo in tutt’Italia”. È stato lui a inaugurare, lo scorso 14 settembre, il più grande murale per il mezzo secolo della società sportiva con Gigi Riva immortalato nella rovesciata contro il Vicenza il 18 gennaio 1970. Bonino era stato salutato sul palco della festa dal figlio di Riva, Nicola, dall’ex portiere del Cagliari dello scudetto Adriano Reginato e dal dirigente del “Foghesu calcio” Salvatore Mura. Una vita da inserire nel tragico romanzo del secondo conflitto mondiale.

Nella sua casa ricorda: «Ho fatto tre campagne di guerra durante le quali i miei occhi non hanno visto uccidere un solo soldato. La mia è stata la guerra di un telegrafista, non di un incursore, non di un militare a moschetto o baionetta. Non premevo il grilletto per sparare ma il tasto trasmettitore dell’alfabeto Morse. Solo la sera del 15 novembre 1941, zona di Sebenico, tre disertori italiani vengono fucilati. Da dietro una collina sentiamo gli spari. Vivo ancora col ricordo di quei colpi d’arma da fuoco». Bonino Lai ha rischiato il carcere e la vita. «Mi era arrivato un telegramma con la scritta: Italia è morta. Credevano fosse un messaggio in codice. Mancava una enne, a Cagliari era morta mia sorella Italina. Era morta prima che Cagliari diventasse un cimitero di guerra». E oggi? «Sono diventato sardista autonomia nel nome di Camillo Bellini, avevo capito gli orrori della guerra. Mi godo la famiglia, qualche acciacco c’è, ma l’aria di Foghesu è sana, aiuta. Sono felice quando i paesani vengono a trovarmi. Ce ne sono 64 novantenni. Cent’anni anche per loro». (giacomo mameli)

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