La Nuova Sardegna

Nuoro

Hazzard, i nuovi assi della difesa

di Enrico Carta

Il processo per i presunti illeciti al Comune di Borore e nel Marghine: scontro con l’accusa

15 gennaio 2020
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BORORE. Una contea col proprio sindaco nei panni del boss di turno oppure un amministratore finito nelle maglie di un’inchiesta giudiziaria a causa di attriti politici e gelosie? Presto per conoscere l’esito del processo figlio dell’inchiesta denominata Hazzard dalla procura di Oristano, certa di aver portato alla luce con le proprie indagini un giro di affari sporchi tra chi gestiva il Comune, in particolare l’ex sindaco Salvatore Ghisu, e una serie di professionisti che si sarebbero scambiati favori e incarichi di progettazione per lavori pubblici e appalti in genere contando sull’appoggio di altri amministratori “amici” a cui poi ricambiare il favore nel proprio Comune o attraverso l’Unione dei Comuni del Marghine.

L’udienza di ieri, nella quale si sono avvicendati svariati testimoni dell’accusa, è durata quasi sette ore, tempo in cui non sono mancati gli attriti tra il pubblico ministero Armando Mammone e il nutrito collegio che difende oltre Salvatore Ghisu anche Michele Corda, a sua volta sindaco a Noragugume; e ancora l’ingegnere di Macomer Marco Contini; l’ex vicesindaco di Borore Antonio Contini; il segretario comunale di Borore e Norbello, Giuseppe Mura; il sindaco di Nughedu Santa Vittoria e oggi consigliere regionale, Francesco Mura; Paolo Pirri, geometra del Comune di Nughedu Santa Vittoria; Stefano Maoddi, ingegnere di Gavoi; Luciano Fenudi, geometra di Ottana; Elio Cuscusa, ex responsabile dell’Ufficio tecnico dell’Unione dei comuni del Marghine; Mario Uda, ingegnere di Oristano; Mariangela Rita Sias e l’agronomo cagliaritano Salvatore Maurizio Cherchi.

Gran parte dell’udienza è stata impegnata dalla deposizione del maresciallo Salvatore Marceddu, uno degli agenti di polizia giudiziaria che svolse le indagini. Il punto di scontro tra accusa e difesa è stato principalmente su una riunione di giunta comunale a Borore. Secondo il pubblico ministero l’esecutivo non si sarebbe mai incontrato il 18 febbraio 2015 per deliberare sul museo del pane, l’avvocato difensore dell’ex sindaco, Gianfranco Siuni, ha però prodotto un’intercettazione che smentisce tale assunto: la registrazione riguarda proprio quella riunione di giunta che quindi si tenne regolarmente.

E ancora alta si è fatta la contestazione del collegio difensivo – ne fanno parte anche gli avvocati Massimiliano Ravenna, Francesco Lai, Massimo Ledda, Raffaele Miscali, Wally Salvagnini, Pierluigi Cappai, Antonio Gaia, Massimo Delogu, Maria Antonietta Delogu, Enrico Meloni, Rosaria Tarantini, Marcello Spissu, Giovanna Serra, Giorgio Loi, Pier Luigi Cappai e Silvana Congiu – quando l’ingegnera del Comune di Borore Fabrizia Sanna ha parlato della redazione del piano di gestione dei terreni a uso civico del monte Sant’Antonio. La testimone, terza fra i sette che hanno deposto ieri, ha affermato come questo fosse quasi una fotocopia di quello del Comune di Sinnai, motivo per cui il suo redattore non sarebbe dovuto essere pagato. Anche in questo caso la difesa ha però prodotto un documento che smentirebbe questa ricostruzione dal momento che Sinnai si è dotato di un piano di gestione delle aree boschive solo di recente e quindi successivamente al momento dell’inchiesta.

Il terzo testimone per cui si è acceso lo scontro è il dipendente comunale di Borore Angelo Piras. Il motivo del contrasto per la sua deposizione è stato quello legato alla regolarità economica del pagamento per la gestione delle terre comunali del monte. È sulla firma e quindi sulla responsabilità con cui si attesta la regolarità economica di quanto poi l’amministrazione avrebbe pagato che accusa e difesa non convergono. Nell’ultima fase dell’udienza ci si è invece soffermati sull’incarico di progettare e poi eseguire la ristrutturazione della piazza di Noragugume: i testimoni Angelo Salaris e Luigi Mele hanno confermato che ci furono indicazioni su chi avrebbe dovuto aggiudicarsi l’incarico. Tutta materia ingarbugliata che saranno chiamati a sciogliere le giudici Carla Altieri, Federica Fulgheri e il giudice Marco Mascia. L’11 febbraio si procede con altri testimoni.

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