La Nuova Sardegna

Nuoro

Torino rende omaggio all’antifascista di Ovodda

di Michela Columbu
Torino rende omaggio all’antifascista di Ovodda

L’avvocato Vacca, nato nel 1897, morì nel lager di Buchenwald nel 1945 A ricordarlo nel capoluogo sabaudo sarà l’associazione dei sardi emigrati

19 gennaio 2020
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OVODDA. Giovanni Antonio Vacca, classe 1897, fu un avvocato ovoddese antifascista che morì in un lager tedesco nel 1945, pagando con la vita il coraggio di essersi schierato e aver portato avanti le sue idee. A ricordarlo proprio in questi giorni è l’associazione dei sardi a Torino che spiega come Vacca sia «il primo deportato politico sardo che dal 2016 viene ricordato con una pietra d’inciampo», nella sua città adottiva che gli permise dopo la prima guerra mondiale di conseguire il titolo di avvocato e di esercitare la pratica. A pochi giorni dalle celebrazioni in onore della Giornata della Memoria, si iniziano a delineare le iniziative che animeranno appunto il ricordo della grande strage nazista, così nel capoluogo piemontese, il sodalizio di emigrati sardi parteciperà anche quest’anno alle celebrazioni. «Domenica 26 gennaio – annunciano – rendiamo omaggio alla Pietra d’inciampo – posta il 15 gennaio 2016 – in piazza Peyron, 13, in ricordo di Giovanni Antonio Vacca avvocato di Ovodda deportato e ucciso a Buchenwald, pietra d’inciampo adottata dall’associazione. L’appuntamento è per le 9.45 all’Infopoint di Emergency in corso Valdocco, 3 da dove partirà il percorso cittadino in bicicletta “Pedaliamo con Memoria” organizzato dall’associazione “Bici e dintorni" che si snoderà sul percorso delle pietre d’inciampo torinesi, che sono un monumento diffuso e partecipato ideato e realizzato dall’artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista».

Figlio di un commerciante, Giovanni Antonio Vacca adempie ai suoi doveri di soldato della Prima Guerra, e dopo continua gli studi laureandosi in giurisprudenza nel 1928. Nel ’33 è titolare di uno studio legale assieme a un collega antifascista: Eugenio Giordano. «Non risulta iscritto al sindacato fascista di categoria, così come il collega di studio – spiegano dall’associazione dei sardi –. È sottoposto a sorveglianza e quando, nel marzo 1938, durante un viaggio a Nizza, si intrattiene in luogo pubblico con alcuni antifascisti fuorusciti, al rientro in Italia subisce una perquisizione domiciliare, un fermo che si protrae per tre mesi alla fine del quale gli viene comminata la diffida, ed inoltre una sanzione disciplinare (la censura) da parte del direttorio del Sindacato Fascista Avvocati e Procuratori di Torino. Arrestato il 12 agosto 1944 per aver tentato di corrompere con una forte somma di denaro un ufficiale tedesco al fine di liberare alcuni detenuti politici, viene deportato a Dachau il 5 ottobre 1944. Morirà nel campo di Buchenwald dove arriva il 6 febbraio 1945 e qua si perdono le sue tracce. Sul marciapiede di piazza Amedeo Peyron 13, lo ricorda una Pietra d’inciampo dell’artista tedesco Gunter Demnig».

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