La Nuova Sardegna

Nuoro

Il complesso archeologico di Romanzesu a Bitti: un vero calendario astronomico

Paqujto Farina
Il complesso archeologico di Romanzesu a Bitti: un vero calendario astronomico

Aristeo e Sat presentano i risultati di un’indagine in un convegno a Sassari. L’affascinante mistero custodito per millenni degli “allineamenti solstiziali”

24 gennaio 2020
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BITTI. Tra i tanti segreti e misteri che il sito di Romanzesu ha custodito per millenni, uno particolarmente affascinante è emerso durante l’8ª edizione del convegno “La misura del tempo”, svoltosi di recente a Sassari. Secondo uno studio, che è stato illustrato da Simonetta Castia e Michele Forteleoni, il complesso risalente all’età del bronzo – tra il XV e il XIII secolo a.C –, sarebbe stato realizzato seguendo precisi orientamenti astronomici, o più precisamente “archeoastronomici”, cioè come una sorta di primordiale calendario che veniva usato dagli antichi abitanti dell’altopiano bittese. A rendere note queste conclusioni sono stati gli esperti del circolo culturale Aristeo e della Società astronomica turritana, che l’anno scorso hanno effettuato un’indagine approfondita nell’area interessata.

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Le analisi, effettuate con strumentazione di altissimo livello, utilizzo di gps e Stazione totale, hanno consentito di restituire una planimetria generale del sito più accurata, mostrando quanto lo studio sulla carta sia poco proficuo in assenza di una georeferenziazione precisa. L’indagine svolta sul campo ha mostrato come i tre templi a megaron, denominati con le lettere A, B e C siano infatti perfettamente posizionati per formare un triangolo isoscele, con i primi allineati al meridiano in direzione Nord-Sud.

Ma a destare il maggior interesse archeo-astronomico è il legame tra i templi e il vicino recinto cerimoniale: il giorno del solstizio estivo, dall’ingresso del tempio C (il cosiddetto Heroon) è possibile osservare la levata del sole dietro il tempio B, e dietro il recinto cerimoniale lo stesso giorno del solstizio invernale. Viceversa, a solstizi invertiti, si osserverà il tramonto del sole dietro il tempio C. Novità che potrebbero sembrare molto complesse agli occhi dei moderni visitatori. Ma secondo i ricercatori, per gli antichi residenti di Romanzesu le caratteristiche e l’utilizzo degli edifici dovevano essere chiarissime. Dal convegno, che ha permesso di mettere a confronto studiosi e ricercatori in collaborazione con diverse istituzioni culturali e atenei quali La Sapienza di Roma, l’Uniss di Sassari, l’Inaf e le diverse Soprintendenze dell’isola, sono emersi altre interessanti novità per quanto riguarda il territorio nuorese.

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Ad esempio, lo studio realizzato da Flavio Carnevale e Marzia Monaco (della Sapienza, in équipe con Aristeo e la Sat) sugli “Aspetti metrici e geometrici del complesso di Gremanu a Fonni”, ha permesso di riconoscere alcune delle unità di misura, assimilabili al cubito, utilizzate per edificare le strutture. Ciò dimostrerebbe l’esistenza di cantieri di costruzione che utilizzavano multipli costruttivi differenti. Claudio Bua dell’Uniss ha invece parlato dei più recenti scavi sul noto complesso archeologico di Abini, nel comune di Teti, che nonostante l’annosa compromissione del sito, hanno restituito nuovi materiali quali pugnali e altri oggetti in bronzo, olle, ciotole carenate, scodelle ed elementi in pasta vitrea, e permesso di ipotizzare che vi fosse presente una struttura a doppio spiovente, simile a quella di Su Tempiesu di Orune.


 

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