La Nuova Sardegna

Nuoro

«Troppi bar, stop alle licenze»

di Luciano Piras
«Troppi bar, stop alle licenze»

Confesercenti: il settore è saturo, basta con il libero mercato. Mura: la Regione intervenga subito

03 febbraio 2020
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NUORO. Da una parte: 82 commercianti costretti a chiudere i battenti. Dall’altra: 26 bar e ristoranti di nuova apertura. È una fotografia carica di contraddizioni, quella scattata dalla Confesercenti Nuoro-Ogliastra. Eppure il raffronto dei dati sulle imprese attive nel 2018 e nel 2019 la dice lunga sullo stato di salute dell’economia che arranca attorno all’Ortobene e al Gennargentu, compresi i litorali della Baronia. Basti pensare che al 31 dicembre scorso risultavano iscritte, in tutto il territorio provinciale, 146 nuove imprese del settore “Commercio”, mentre le cancellazioni sono state ben 316. «Ormai siamo allo sbando» sentenzia Tonino Mura, storico barista di Nuoro, originario di Jerzu. Classe 1939, era appena quindicenne quando è arrivato nel capoluogo barbaricino. «Il 24 luglio del 1954 ho preso lavoro al Caffè Torino di piazza Crispi, come dipendente del signor Cesare Orrù, anche lui di Jerzu».

Giacca bianca e cravattino nero di rigore, all’epoca, «oggi tutti possono aprire un bar – sottolinea –, ma non tutti sanno che il settore è saturo e spesso chi si lancia in questa sfida è destinato a indebitarsi fino al collo e a fallire nel giro di appena due, tre anni, trascinando nel vortice dei guai anche la propria famiglia di origine, che fa l’investimento iniziale sperando di dare un futuro ai propri figli».

Ma il futuro è alquanto oscuro. Canoni di locazione alle stelle, tasse e balzelli di ogni genere, dalla Tari alla Tarsu, ai contributi previdenziali dovuti all’Inps... cambiano le sigle, ma di tasse e ancora tasse si tratta.

«Bisogna ritornare alla programmazione rigida della rete commerciale» propone Gian Battista Piana, direttore della Confesercenti provinciale Nuoro-Ogliastra. Tabelle alla mano, legge i numeri sulla natalità e la mortalità delle imprese. «Bisogna avere il coraggio di dire stop alla teoria secondo la quale “l’Europa non vuole” – ironizza –. Inutile esasperare il principio della “libertà di impresa”. Vista l’eccezionalità della situazione, per un congruo numero di anni si dovrebbero consentire le aperture soltanto dove economicamente se ne ravvisi la necessità e l’esistenza di un’adeguata quota di mercato. Inutile consentire l’apertura indiscriminata di attività dove il mercato è saturo – ribadisce –. L’eccesso di concorrenza determina fallimenti personali e con essi l’impoverimento dell’intero sistema economico». Da qui l’appello «all’assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio Giovanni Chessa, affinché intervenga con forza e decisione per invertire la rotta» chiede Piana.

«L’intero consiglio regionale deve intervenire, maggioranza e minoranza devono mettere da parte le solite beghe, altrimenti non ne usciamo» aggiunge Mura che dagli anni Cinquanta in poi ne ha viste di cotte e di crude, «ma mai come adesso». Passato al bar del Jolly Hotel (il futuro Hotel Grazia Deledda) nel 1966, dipendente della Compagnia italiana alberghi turistici che faceva capo a Marta Marzotto, il 4 novembre del 1959 ha aperto il suo primo bar di proprietà, il Mocambor, al civico 14 di via Lamarmora, poi venduto per aprire in via Mannironi, nel 1972, il San Francesco Bar Mura, fronte ospedale. «La crisi che stiamo attraversando ha proporzioni veramente eccezionali e va affrontata con interventi altrettanto eccezionali e coraggiosi» ripete ancora. «Servono interventi urgenti e decisi sul fronte dell’abusivismo» dice.

Da una vita portavoce della categoria, sindacalista sempre in prima fila, Tonino Mura mette tutti in guardia: «Qualsiasi intervento normativo e/o regolamentare a cui si può pensare a favore dell’uno o dell’altro settore, verrà vanificato dall’assenza cronica di interventi concreti sul fronte dell’abusivismo più o meno mascherato. Questo fenomeno, infatti, nei settori commercio, artigianato e somministrazione di alimenti e bevande ha assunto dimensioni ormai insostenibili. È fondamentale far rispettare le norme poste a tutela dell’ordine, della sicurezza pubblica e, non ultimo, del principio della leale concorrenza. Per questo –chiude Mura – auspichiamo un sostanziale inasprimento delle sanzioni. Solo così si può restituire alle imprese che operano in “chiaro” la quota di mercato che a loro compete».

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