La Nuova Sardegna

Nuoro

La crisi del mercato ambulante

di Sandro Biccai

Macomer, sempre meno i furgoni sistemati tra via Roma e via Genova. «C’è poca gente e pochi affari»

04 febbraio 2020
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MACOMER. Istintivamente gli operatori più anziani volgono lo sguardo verso la parte centrale della vicina piazza e, allargando le braccia, commentano: «Fino a non molti anni fa le postazioni arrivavano ad occupare tutto quello spazio, oggi siamo ridotti all’osso, una ventina. Un declino che solo pochi anni fa non avremmo mai potuto immaginare. Un vero peccato perché la zona è pulita ed ordinata, ed il mercato è ben strutturato».

Ad esemplificare la crisi segnalata dagli ambulanti le poche decine di persone che, a metà mattinata, camminano in mezzo a bancarelle e furgoni sistemati tra via Roma e via Genova.

Gianni, ambulante sassarese, frequenta la piazza di Macomer da una quindicina d’anni: «La situazione è critica: poca gente, pochissimi affari, qui come altrove. Il commercio ambulante è in una bolla di sapone che sta per esplodere. Il 27 novembre scorso ho partecipato a Roma alla manifestazione nazionale indetta per evidenziare lo stato di crisi del comparto. Ciò che ci preme di più è l’istituzione di una tassa unica con un regime speciale per gli ambulanti e di un fondo di solidarietà per i danni causati da condizioni climatiche avverse. Oltre al rinnovo automatico delle concessioni».

Pietro e Riccardo, due fratelli di Suni, operano a Macomer da una quarantina d'anni. Si guardano attorno, quasi increduli: «È un disastro. Non si va avanti». Possibili soluzioni? «Non sappiamo di preciso. Certo, troppe tasse, troppi balzelli. E gli acquisti su internet non aiutano».

Arriva da Ossi, e propone formaggi e salumi sardi, uno dei venditori più giovani, Giambattista: «Vengo a Macomer da circa un anno. Io sono moderatamente soddisfatto ma i colleghi più esperti rimpiangono i tempi in cui si lavorava davvero. Peccato perché il mercato è ordinato e pulito».

Profuma di fresco la frutta e la verdura del bosano Gianni ma «la gente non compra – dice –. Forse preferisce i luoghi in cui si serve da sè mettendo le mani sui prodotti e danneggiandoli. Un sistema che non va bene ma che sembra piacere».

Uno dei fratelli Diana di Cabras, titolari di una pescheria nel centro di Macomer, pone in rilievo due aspetti, il primo legato all’ubicazione del mercato: «È ottima – osserva – mentre andrebbe rivista quella del martedì di fronte al cimitero, troppo scomoda e fuori mano»; l’altro relativo all’età dei clienti: «Per lo più si tratta di pensionati e di ultrasessantenni, i giovani sono una rarità». La postazione di Bachisio è a poca distanza da via Roma. Arriva da Tonara e non può che vendere torrone: «Vengo a Macomer ormai da dieci anni. Il calo nelle vendite c’è, non si può negare. Ma questa è la mia vita e continuo a farla. Aspettando che arrivi la primavera, periodo nel quale, in genere, gli affari migliorano. Speriamo vada così anche quest’anno».

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