La Nuova Sardegna

Nuoro

Nel cuore di Siniscola memoria storica a rischio

di Mauro Piredda
Nel cuore di Siniscola memoria storica a rischio

Sull’antico “impetratu” un intervento invasivo per poggiare la rete del gas La lettera dello scrittore Augusto Secchi solleva il tema del recupero identitario 

08 febbraio 2020
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SINISCOLA. “S’impetratu” è quello strato di Siniscola, o di alcuni “gùturos” (viottoli) del centro storico, che non c’è più dai primi anni ‘70. Per una giornata, come quella di ieri racchiusa tra la lettera dello scrittore-insegnante Augusto Secchi pubblicata su queste pagine e il dibattere cittadino sui contenuti della stessa, quello strato di pietre è riemerso sotto forma di racconto. E per un istante le ginocchia sbucciate dell’allora piccolo Augusto (e dei suoi amici) si sono sposate con il fare laborioso di tziu Sarvatore Todde, s’impetratarju. «Tziu Sarvatore picait sas petras de riu e nche las achirrait azuatu dae Nino Balloi (Tziu Sarvatore prendeva le pietre del fiume e le posava con l’aiuto di Nino Balloi, ndc)». Ad inaugurare la narrazione il signor Luigi Contu, l’edicolante di via Sassari che, pur non potendo essere testimone diretto di tutti gli eventi («sono tornato dalla Germania negli anni ‘60»), ha fatto da Cicerone per comporre i pezzi di un puzzle che ora vive solo nella memoria di chi è avanti con gli anni. «A parte via Roma e via Sassari che erano strade bianche, s’impetratu era presente nei vicoli, in sos gùturos e anche in altre vie, come quelle intestate alla Brigata Sassari, ad Angioj, a Dante, ad Amsicora. Ma anche nelle più lunghe via Piemonte e via Sant’Antonio». Attualmente un tratto di ciottolato lo si trova nei pressi della casa museo Luisu Ozanu, sebbene non immediatamente riconoscibile per via dell’erba che lo ricopre quasi integralmente. Rimane da capire come e se sarà possibile ripristinarne lo strato originario nelle vie e viottoli citati dato l’imminente passaggio sventratore dei macchinari per la posa della rete del gas. Sarà chi amministra a dover scegliere ed eventualmente dire perché non lo si potrà fare. Nel frattempo l’attenzione è stata catturata e il dibattito sul centro storico va al di là del ciottolato. I cittadini incontrati nelle sue vie hanno voluto contribuire alla narrazione introdotta da signor Contu. In rassegna le attività che non ci sono più da tempo, come su negòtziu dove ora sorge la fondazione Farris-Tedde, la barberia di Giuseppe Marche (il padre dell’ex sindaco Salvo) dove ora si trova un’armeria, la bottega di tzia Batistina Bomboi nella quale si facevano le cartucce per andare a caccia.

«Qui c’era il Comune vecchio – indica un passante tra le vie Sassari e Trieste – e più in la l’ambulatorio comunale con dottor Pala e dottor Conteddu. La farmacia Carzedda è invece sempre lì». Le scuole? «Quella di via Gramsci è dei primi anni ‘50 – spiega Giovanni Piras, ex amministratore comunale –; il primo anno di lezione risale al 1954». Fino al ‘53 le classi erano dislocate in via Umberto, in via Sant’Antonio e in via Angioj, queste ultime nel locale chiamato s’ispidale perché durante le guerra lì c’era il lazzaretto. Oggi il centro storico abbonda di case vuote, ma nel cuore pulsante di Siniscola c’era pure un edificio con decine di stanze e duas cortes «demolito a metà anni ‘70», ricorda Piras: quello del cavalier Giovanni Puxeddu con al suo posto ora una piazza a lui stesso intitolata. Residenze, economia, architettura, cultura: il dibattito sul futuro del centro storico non può non partire da queste direttrici.

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