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Coronavirus, lo sfogo di un medico di base: "Licenziatemi, ma io parlo"

Gian Basilio Balloi
Gian Basilio Balloi

Lo sfogo di Gian Basilio Balloi che lavora in Ogliastra: "Siamo in prima linea armati di swiffer"

23 marzo 2020
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GIRASOLE. Ed ora licenziatemi pure, ma io non sto più zitto. I medici in prima linea con lo swiffer». L’attacco, durissimo, alla gestione dell’emergenza coronavirus in Sardegna, arriva da un medico di famiglia di Girasole, in Ogliastra. Gian Basilio Balloi con ambulatorio a Lotzorai, Triei, Talana e Santa Maria Navarrese, sui social muove una denuncia pesantissima contro la Regione. «Sapete cos'è questo?» chiede nel post del suo profilo Facebook. «Questo - spiega il medico riferendosi alla fotografia di una mascherina -, per quanto possa sembrare un panno swiffer, è il più potente dispositivo anti contagio che la Regione ha inviato in molti punti dell’area vasta di Cagliari ai colleghi di guardia medica. Cioè a coloro che per primi dovrebbero visitare i pazienti e decidere se mandarli in pronto soccorso».

Le argomentazioni proseguono, incalzanti. «Ora io vi chiedo se questo non sia effettivamente un panno swiffer antipolvere e se non sia il caso che qualcuno paghi per gli scandalosi oltre che preoccupanti dati epidemiologici che si stanno verificando nella nostra isola?». Balloi si lascia andare ad un lungo, incontenibile sfogo: «Siamo allo stremo e nessuno ci sta aiutando. Siamo costretti a lavorare senza mascherine che possano impedire il contagio e, allo stesso tempo, impedire che noi stessi, eventualmente portatori asintomatici, possiamo contagiarlo ai pazienti».

I medici sono sul campo e non si possono ritirare: «In questo momento non possiamo permetterci il lusso di metterci in quarantena o in malattia perché la nostra coscienza nonché il rispetto del giuramento che abbiamo fatto non ce lo permette. Siamo allo stremo delle forze e tutto tace. Abbiamo il “bavaglio” che l’assessore Nieddu ci ha imposto come ai tempi della censura fascista e non possiamo diffondere notizie riguardo la miserabile condizione che siamo costretti a patire».

La conclusione è un vero e proprio appello ai cittadini . «Sono consapevole che potrei essere licenziato da un giorno all’altro e prego tutti di aiutarci in ogni modo pensiate possa essere utile. E non mi riferisco al solo fatto di stare a casa. Mi riferisco a diffondere questa notizia, che diventi più virale del nostro peggiore nemico perché qui stiamo morendo. Se perderò il lavoro me ne farò una ragione, ma ora aiutatemi, aiutateci, aiutiamoci».

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