La Nuova Sardegna

Nuoro

Manutenta, una rete per i tanti barbaricini bloccati all’estero

di Stefania Vatieri
Manutenta, una rete per i tanti barbaricini bloccati all’estero

L’idea è venuta a due giovani informatici per dare supporto «Diamo consigli a quanti non riescono a tornare nell’isola»

27 marzo 2020
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NUORO. Cercano disperatamente di rientrare a casa, in fuga dai Paesi che da giorni li tengono in “ostaggio” e lontani dall’amata Sardegna. Sono giorni difficili anche per le migliaia di sardi bloccati all’estero per via di voli interrotti, aeroporti chiusi, restrizioni alle frontiere. Sono lavoratori, turisti, studenti e tra loro molti anziani e bambini che per ora non riescono più a fare ritorno nella loro terra. Poche le risposte da parte della Farnesina e delle ambasciate che consigliano spesso tragitti alternativi e molto dispendiosi.

Qualcosa però ha iniziato a muoversi sui social, dove una settimana fa un giovane informatico nuorese, Francesco Beccu, ha creato con l’aiuto della cagliaritana Roberta Medda il gruppo Facebook “Amanutenta-Viaggiatori bloccati all’estero” che nel giro di pochi giorni ha raccolto l’adesione di migliaia di sardi e non solo bloccati in terre lontane. Da Bali e dal Borneo, Francesco e Roberta danno sostegno a chi in queste ore è preso dal panico e dallo stress, e senza più un soldo per continuare a vivere non riusciva a gestire la situazione.

«Abbiamo ricevuto richieste di aiuto da tutto il mondo, e dato che sono un informatico e i lavori erano tutti fermi ho deciso con Roberta di aiutare tutti – racconta Francesco dall’Indonesia –. Cerco informazioni reali e ufficiali nei consolati, nelle ambasciate, nelle compagnie aeree, dal governo e tanto altro, comunicati in tutte le lingue che facciamo tradurre da altri volontari, per aiutare quelle persone che prese dal panico non sono riuscite ad essere razionali: tanta gente ha comprato biglietti da 800,1500 euro e poi se li è visti cancellare da un minuto all’altro, non sapendo proprio cosa fare – spiega con rammarico –, ogni giorno rispondiamo a tante richieste di aiuto e ci fa tanto piacere perché per fortuna molte di quelle persone sono riuscite a tornare a casa, pur avendo affrontato un viaggio "della speranza" perché, a parte le cifre astronomiche, parliamo di ore e ore di viaggio, con il rischio di essere bloccati in aeroporto per il semplice motivo che hanno un passaporto Italiano».

«C'è chi – continua Beccu – è stato rispedito indietro dalla Thailandia, chi sta facendo la quarantena a Singapore, chi riesce a passare da Mosca -Helsinky per poi arrivare magari in Francia e cercare un modo di tornare a casa. Molte persone sono rimaste senza soldi e senza lavoro, per questo motivo cerchiamo di aiutare tutti in qualsiasi maniera: cercando voli per ritornare, aiuti per ottenere i visti, alloggi gratuiti o comunque costino poco».

Si sentono lasciati soli, spesso preoccupati per ciò che accadrà nel Paese in cui si trovano, ma con la viva speranza di riuscire un giorno a ritornare tra le braccia dei propri familiari. Anche perché i Paesi nei quali lavoravano stanno gradualmente limitando la libertà di movimento e dunque per i nostri conterranei sarà sempre più difficile fare ritorno in Sardegna.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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