La Nuova Sardegna

Nuoro

Settimana santa di silenzio senza il rito de s’Incontru

di Alessandro Mele
Settimana santa di silenzio senza il rito de s’Incontru

I parroci cittadini raccontano le chiese vuote e la nuova esperienza spirituale «Sono giorni segnati da infiniti bisogni ma anche da grande solidarietà e fede»

11 aprile 2020
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NUORO. «Sett’ispadas de dolore, su coro m’han trapassau». In una settimana santa diversa il dolore, citato dal testo dei gosos de chida santa, diventa quello di tutti colpendo al cuore le comunità messe in ginocchio dal coronavirus. Alcuni parroci della città hanno commentato questa settimana santa che vede i riti celebrati ma a porte chiuse: «In questo tempo particolare sento molto le parole della lettera agli ebrei – dice don Giovanni Maria Chessa – pur essendo “Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì”. Difronte alla pandemia potremo arrabbiarci anche contro Dio invece dovremmo interrogarci sul perché abbia permesso tutto questo. Come credenti dovremmo domandarci il perché mettendoci in ascolto e far diventare questa occasione così terribile un momento per scoprire che l’affidarci a lui sarà la nostra salvezza».

Per don Francesco Mariani si tratta di una Pasqua all’insegna della sobrietà: «La quaresima è iniziata con la quarantena e un po’ di spiraglio si sta vedendo con l’arrivo della Pasqua. Sono giorni segnati da infiniti bisogni ai quali non si riesce a rispondere ma anche da grande solidarietà da una fede vissuta senza fronzoli». «In questa solitudine che stiamo vivendo e nella sofferenza che ha toccato anche il presbiterio – ha detto don Giovannino Puggioni – è importante la preghiera. Come Capitolo dei canonici abbiamo sentito l’esigenza di riproporre in maniera integrale il nostro servizio. Nella vita del credente c’è anche il momento della solitudine, dell’offerta e della compassione e la preghiera li raccoglie tutti. Il compito del nostro collegio è fondamentale e abbiamo vissuto i momenti nello spirito dei canonici di altri tempi che diedero voce a quella dimensione orante». L’importanza della spiritualità: «La Pasqua – dice padre Giuseppe Magliani – con i riti essenziali in chiese semivuote, ci offre la possibilità di vivere questo tempo in modo spiritualmente più ricco e riscoprire la Pasqua in famiglia e con la famiglia». E ancora don Piero Mula: «Viviamo questa settimana santa con sofferenza e nella solidarietà che si manifesta nella condivisione delle sofferenze spirituali e materiali. Le porte della chiesa sono aperte per pregare e per chi viene a donare e a ricevere». Per don Pietro Borrotzu si devono prevenire anche altri virus: «Nasce tutto da una tomba vuota dove non c’è un morto su cui piangere e assomiglia molto alle scene che stiamo vedendo oggi ma anche il riferimento a nuove e immediate responsabilità. Non credo al ragionamento del Dio vendicativo ma credo nei segni da interpretare. Abbiamo ricevuto tantissimi aiuti di carattere umanitario e c’è da evidenziare la sensibilità delle persone e delle famiglie. Ci sarebbe anche da prevenire altri virus meno evidenti: violenza, solitudine e fame ad esempio». Per domani intanto è cancellato il rito de s’Incontru mentre il vescovo Antonello Mura celebrerà la Pasqua, alle 10, in diretta dalla Cattedrale di Lanusei.

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