La Nuova Sardegna

Nuoro

Lanusei, «Beffati dalla burocrazia per i maialetti invenduti»

di Giusy Ferreli
Lanusei, «Beffati dalla burocrazia per i maialetti invenduti»

La Coldiretti provinciale: il caso di Talana è soltanto la punta dell’iceberg. Il presidente Salis: l’unica soluzione potrebbe darla un intervento legislativo

16 maggio 2020
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LANUSEI. Il caso paradossale denunciato dall’allevatore di Talana Stefano Arzu è solo la punta dell’iceberg. Sono tante le aziende suinicole certificate che, a causa dell’emergenza coronavirus, rischiano non solo il tracollo economico ma anche multe salate nonché la revoca dell’accreditamento regionale. Una situazione generalizzata sul territorio ogliastrino e non solo con tantissime bestie invendute, troppe rispetto a quante possono contenerne gli allevamenti, e che ha indotto i vertici di Coldiretti Nuoro-Ogliastra a prendere posizione. «I controlli delle Assl sono dettati dalle vigenti normative, normative che però in questa situazione di emergenza devono essere temporaneamente riviste» dice il direttore Alessandro Serra che mette l’accento sulle difficoltà degli agricoltori. «In aggiunta al blocco dei consumi e dei mercati e al conseguente deprezzamento commerciale dei prodotti, gli allevatori rischiano di veder vanificati i loro sforzi sul fronte del benessere animale. È vergognoso – sottolinea – che un’azienda che ha investito tanto si debba trovare in questa condizione».

I grandi macellatori non si accollano i suini allevati nelle 14mila aziende della Sardegna. Chi macella lo fa in misura ridotta e i congelatori sono pieni di maialetti in attesa che tutto si blocchi così il rimedio potrebbe essere peggiore del male. «L’unico modo – incalza Serra – sarebbe prendere i capi in eccesso e sotterrarli ma al danno si aggiungerebbe la beffa. Occorre subito un intervento diretto». A rincarare la dose ci pensa il presidente dell’associazione di categoria, Leonardo Salis. «Se gli agnelli si riesce bene o male a venderli anche fuori dall’isola, per i maiali è diverso. Con il blocco delle esportazioni dovuto alla peste suina africana è impossibile trovare canali di vendita. Il mercato interno, poi – spiega Salis –, è di fatto inesistente con ristoranti e strutture ricettive chiuse». L’unica soluzione è un intervento diretto sia sul piano legislativo sia su quello economico. «A questo punto – conclude – chiediamo che la Regione e il Ministero delle politiche agricole si facciano carico di questo dramma da una parte sospendendo le norme sull’accreditamento che, se applicate, metterebbero in ginocchio aziende virtuose , dall’altra si incentivi l’acquisto della carne di maiale». Il mondo delle campagne, come quasi tutti i settori, è in affanno e anche i premi della Pacs per il benessere animale, che in questi tempi sarebbe una vera e propria boccata d’ossigeno, tardano ad arrivare.

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