La Nuova Sardegna

Nuoro

«Non scrissi io i messaggi qualcuno usò il mio pc»

di Kety Sanna
«Non scrissi io i messaggi qualcuno usò il mio pc»

Si difende il costruttore mamoiadino a processo per minacce al sindaco di Budoni «Alcuni miei terreni che erano edificabili erano stati declassati, ma avevo risolto»

11 giugno 2020
2 MINUTI DI LETTURA





BUDONI. «Non sono stato io a mandare quelle lettere anonime e i messaggi intimidatori all’amministrazione comunale di Budoni. La mattina del 19 giugno 2012, quando alle 7 i carabinieri avevano bussato a casa per fare la perquisizione, avevo consegnato loro i miei computer e una pistola. Poi ci avevano fatti uscire. Ricordo che nel loro verbale, i carabinieri avevano scritto che in quel momento nella mia abitazione c’erano dei bambini. Dato, purtroppo, non vero. Perciò, con la stessa leggerezza con cui sono state scritte queste cose, non escludo che possano aver fatto altro». Gesuino Moro costruttore 70enne originario di Mamoiada ma da anni residente a Limpiddu, a processo con l’accusa di minacce aggravate e tentata estorsione nei confronti dell’allora sindaco Pietro Brundu, e di alcuni dei suoi più stretti collaboratori e funzionari del Comune, ieri mattina non ha avuto remore a dire che potrebbero essere stati proprio gli inquirenti a inserire frasi compromettenti nei suoi pc. Davanti al giudice monocratico Giovanni Angelicchio, l’imputato si è sottoposto ad esame, rispondendo alle domande del suo difensore, l’avvocato Gianluca Bella e del pubblico ministero Ireno Satta. «All’epoca dei fatti – ha detto l’impresario – avevo acquistato una lottizzazione edificabile dove dovevo costruire degli alloggi che poi avrei venduto. Terreni per i quali era sorto un contenzioso per una causa di usucapione, andata a buon fine per me. Avevo già presentato il progetto al Comune, quando la lottizzazione, improvvisamente era stata declassata. Un volta approvato il Puc, infatti, non aveva più la volumetria iniziale – ha dichiarato Moro –. Avevo fatto ricorso all’ufficio Urbanistica e lì avevano riconosciuto che avevo ragione. Tutte le volte che ho avuto lamentele da fare – ha sottolineato il costruttore mamoiadino rivolgendosi al giudice – le ho fatto seguendo i canali istituzionali». Il pm durante il controesame ha ricordato all’imputato il motivo per cui si trova a processo. «Alcune parole e frasi delle lettere minatorie indirizzate agli amministratori del Comune di Budoni – ha detto Satta –, il consulente tecnico della procura le ha ritrovate all’interno del suo computer». «Ma non le ho messe io» ha replicato prontamente Moro. Poi l’accusa ha chiesto all’imputato di scandire la parola “piombo” che nelle missive con minacce, era scritta con la “n” e non con la “m”. Gesuino Moro ha insistito nel dire di essere estraneo ai fatti che gli vengono contestati, proprio per via del fatto che anche il problema dovuto al declassamento di quei terreni ricadenti prima in zona C (ossia edificabile), e successivamente in zona E (agricola), si era risolto subito. Il processo è stato rinviato al 26 giugno, giorno in cui inizierà la discussione e, non è escluso, arrivi la sentenza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
L’incidente

Scontro frontale sulla Sassari-Olbia, cinque feriti in codice rosso

Le nostre iniziative