La Nuova Sardegna

Nuoro

«Dimitri era sano di mente quando ha ucciso Erika»

«Dimitri era sano di mente quando ha ucciso Erika»

Femminicidio di San Teodoro, l’esito della nuova perizia psichiatrica sull’omicida Assise d’appello per il giovane biellese condannato in primo grado a 30 anni

23 giugno 2020
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SAN TEODORO. «Dimitri Fricano era perfettamente in grado di intendere e di volere quando ha commesso il delitto della fidanzata Erika Preti». È quanto è emerso ieri mattina davanti alla Corte d’assise d’appello di Sassari, presieduta da Plinia Azzena, nel corso della deposizione dei due periti, Pietro Pietrini e Andrea Stracciari, incaricati dai giudici di effettuare un nuovo accertamento psichiatrico sulle condizioni mentali del giovane biellese, condannato in primo grado a 30 anni, per l’orribile delitto avvenuto l’11 giugno del 2017 in una villetta di Lu Fraili. A richiedere la perizia erano stata la stessa procura generale, all’esordio del suo intervento davanti alla corte d’assise d’appello, e i difensori dell’imputato, gli avvocati Roberto Onida e Alessandra Guarini che, da tempo, avevano chiesto l’annullamento della perizia svolta su Fricano in primo grado durante il processo celebrato con rito abbreviato. Ma anche la nuova perizia psichiatrica non lascia dubbi: l’imputato era consapevole e non infermo di mente quando ha ucciso la fidanzata Erika Preti, nonostante la difesa, abbia sempre sostenuto con forza le sue ragioni, evidenziando la storia clinica di Dimitri e il disturbo di personalità che gli era stato diagnosticato da tempo. I genitori della ragazza si sono costituiti parte civile con l’avvocato Lorenzo Soro.

Il delitto Era l’11 giugno del 2017 quando in una villetta di Lu Fraili che si affaccia sulla vecchia statale 125, una ragazza in vacanza a San Teodoro con il suo fidanzato venne uccisa con diverse coltellate. Erika Preti, aveva 28 anni e faceva la commessa in Piemonte. Nella villetta i carabinieri e gli specialisti del Ris, avevano iniziano a eseguire i rilievi sulla scena del delitto mentre il fidanzato della giovane, Dimitri Fricano, 30 anni, veniva accompagnato in ambulanza all’ospedale di Olbia. Era stato lui a dire agli inquirenti che un uomo si era introdotto in casa intorno alle 10 e aveva aggredito entrambi. Piantonato nel reparto, il ragazzo per diverso tempo aveva ripetuto la stessa versione dei fatti: avevano subito una brutale aggressione e poi, lui, era riuscito a fuggire e a correre in strada, sanguinante, per chiedere aiuto. Così lo avevano trovato alcune persone che avevano immediatamente lanciato l’allarme.

Ma più passava il tempo e la versione iniziale di Fricano non convinceva del tutto i carabinieri che si erano convinti, invece, si trattasse di un femminicidio. Solo dopo un mese il 30enne aveva deciso di raccontare cos’era successo quella calda e tragica mattina d’estate. Aveva ucciso Erika al culmine di una violenta lite, cominciata, a suo dire, per le briciole che lui aveva lasciato sul tavolo e per le quali la ragazza lo rimprovera aspramente. (k.s.)

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