La Nuova Sardegna

Nuoro

Senza nozze e cerimonie settore orafo in ginocchio

di Sandro Biccai
Senza nozze e cerimonie settore orafo in ginocchio

Macomer, parlano i gioiellieri: con le norme Covid fatichiamo ad andare avanti Stefania Ruiu: «Va un po’ meglio con l’online». I Ticca: «Mercato complicato»

14 luglio 2020
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MACOMER. Macomer non fa eccezione: la cancellazione, totale o parziale, delle cerimonie è l’ostacolo principale alla ripresa post Covid del settore gioielliero ed orafo. Nella storica attività di Corso Umberto, Stefania Ruiu lo dice a chiare lettere: «Abbiamo riaperto a metà maggio ma fatichiamo ad andare avanti per la mancanza delle cerimonie, che consentivano di lavorare bene in tarda primavera ed estate. Sono crollate le vendite degli articoli legati a matrimoni, cresime, comunioni, va meglio con gli altri articoli, che però da soli non bastano ad assicurare fatturati sufficienti».

Provare nuove strade o trovare alternative? «È chiaro che le vendite online stanno prendendo sempre più piede e anche noi ci stiamo pensando – spiega Stefania Ruiu –. Sarebbe utile riuscire a creare un portale di vendita online che consenta di far conoscere e vendere i prodotti di Macomer e del territorio. Ci vuole un cambio di rotta da parte di noi operatori commerciali ma, a dispetto delle difficoltà e dello scoramento, dobbiamo continuare a tenere aperti i nostri negozi: i clienti, soprattutto in periodi di crisi, cercano consigli validi e rassicurazioni, noi esercenti dobbiamo essere bravi ad orientarli ponendo a frutto professionalità ed esperienza».

In piazza Sant’Antonio altra gioielleria storica, quella dei fratelli Savina e Mauro Ticca, che commentano: «Mancano le cerimonie e sono calate molto le vendite degli articoli da regalo; nelle ultime settimane abbiamo lavorato benino con i compleanni ed i diplomi. Di contro, stiamo registrando un aumento delle richieste di riparazione, il che significa che la gente preferisce andare avanti con quello che già possiede piuttosto che pensare ad acquistare oggetti nuovi. Il prezzo dell’oro è salito alle stelle, sulle fedi prenotate da mesi il margine di guadagno si è assottigliato o ridotto a zero».

Nonostante tutto, i fratelli Ticca non demordono e guardano avanti: «Abbiamo acquistato un gestionale per le vendite online ed incrementato la presenza sui social, strumento sempre più valido ed incisivo. Potremmo puntare a una svendita, o ad offerte che contemplino l’abbattimento dell’Iva. Il bilancio si potrà fare solo più avanti, ma il mercato rimane complicato».

L’orafo Giampaolo Campus, nella sua attività di viale Gramsci, propone una disamina che parte da lontano e si proietta fino ai giorni nostri: «I cambiamenti nel settore dell’oreficeria erano in atto già da diverso tempo, direi dal 2009 quando la profonda crisi economica ha iniziato a far sentire i suoi effetti negativi soprattutto sulla classe media, che da allora non può più permettersi di spendere grosse cifre per acquistare i gioielli come bene di lusso. Non va taciuto neppure l’aumento esponenziale del prezzo dell’oro che, come ovvio, si riverbera sul prezzo del prodotto finale. È vero, mancano le cerimonie classiche di questo periodo, quello in genere più redditizio, ma, a dire il vero, nelle ultime settimane ho constatato una piccola ripresa, lavorando in particolare con un target di clientela medio alta, che continua ad apprezzare i manufatti artigianali. Questo mi spinge ad essere positivo, e a guardare con ottimismo al futuro».

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