La Nuova Sardegna

Nuoro

«Incubo in mare con i nostri amici feriti»

di Kety Sanna
«Incubo in mare con i nostri amici feriti»

Siniscola, la drammatica testimonianza dell’amico dei due giovani colpiti dall’elica del gommone al largo di Santa Lucia

28 luglio 2020
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SINISCOLA. «Abbiamo temuto il peggio per i nostri amici. Le ferite sanguinavano e loro erano sempre più doloranti, mentre i soccorsi non arrivavano. Ci siamo armati di remi e abbiamo cercato di raggiungere la riva il prima possibile. Una corsa contro il tempo per salvare il salvabile. È stata un’esperienza bruttissima che nonostante il lieto fine, nessuno di noi dimenticherà più». Il racconto dell’incidente di sabato scorso, al largo di Santa Lucia che ha visto protagonisti cinque amici, due dei quali finiti in ospedale perché colpiti dall’elica del gommone, è un susseguirsi di immagini forti, sintesi della disperazione di chi si sente incapace di raggiungere la terra ferma e trovare la salvezza. Per fortuna, almeno il mare, in quel momento, era dalla loro parte. Il fatto che fosse calmo ha aiutato il gruppo a superare ostacoli altrimenti insormontabili. «Eravamo usciti nel pomeriggio con il gommone di un amico – ha detto il giovane nuorese –. Era ancora giorno quando a circa 500 metri dalla spiaggia di Sa Petra ruia un guasto meccanico ha fatto sobbalzare l’imbarcazione. Io e i due ragazzi (Alessandro Candela 21 anni di Budoni e Andrea Angioi 27enne nuorese ndr) siamo finiti in mare, mentre gli altri sono caduti all’interno del natante. È stato un attimo: l’elica ha colpito Candela al braccio, causandogli una ferita profonda, mentre Angioi è stato preso alla gamba destra». L’incubo per io cinque amici ha avuto inizio in quel preciso momento. «Con l’aiuto degli altri due – ha raccontato ancora il giovane –, abbiamo portato a bordo i feriti e chiesto subito aiuto al 118. Gli operatori ci hanno spiegato di tamponare i tagli con degli asciugamani per bloccare l’emorragia. Abbiamo spiegato dove ci trovavamo, e supplicato che mandassero qualcuno. Ma a quella telefonata di sollecitazione, ne sono seguite altre – ha aggiunto il nuorese –. Nonostante tutto, , i soccorsi hanno tardato ad arrivare. Intanto iniziava a fare buio e noi, in alto mare con due feriti, guardavamo verso la costa con la speranza che qualcosa si muovesse. In lontananza vedevamo i lampeggianti delle ambulanze che si spostavano alla ricerca del punto esatto dove fermarsi. È lì che abbiamo capito che dovevamo arrangiarci: non avevamo più motore ma c’erano i remi. Non c’era più tempo da perdere. Abbiamo iniziato a vogare e dopo quasi un’ora, mentre i nostri amici in preda a dolori lancinanti iniziavano a pensare al peggio, abbiamo raggiunto la riva. La motovedetta della guardia costiera, però – ha sottolineato il giovane – è arrivata nella zona solo quando noi avevamo già raggiunto la spiaggia, e anche chiesto aiuto in un chiosco vicino. Aver toccato terra – ha concluso –, ha segnato per noi la fine dell’incubo. Eravamo stremati ma i nostri amici, finalmente salvi».

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