La Nuova Sardegna

Nuoro

Bomba a Seuna, una condanna a 4 anni

di Kety Sanna
Bomba a Seuna, una condanna a 4 anni

Attentato alla persona sbagliata: paga Piroddi, assolto Zichi. Traffico di droga tra Nuoro e la Gallura: nove anni a Baltolu

10 settembre 2020
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NUORO. Si è chiuso con due condanne e un’assoluzione il processo davanti al tribunale collegiale (presidente Giorgio Cannas), a carico di tre di cinque imputati, accusati a vario titolo di detenzione di armi, droga ed esplosivo, usato per mettere a segno un attentato in città durante i festeggiamenti del Redentore 2008.

A fine mattinata la sentenza: nove anni e 45mila euro di multa per Lucio Baltolu, di Buddusò, difeso dall’avvocato Donatella Arru, accusato insieme ad Andrea Cirronis e Carlos Tianos (le cui posizioni sono state stralciate e risponderanno degli stessi reati: il primo davanti al tribunale monocratico; il secondo, inizialmente dato per morto, davanti a un nuovo collegio il prossimo 1° dicembre ndr), di un traffico di droga che dal Nuorese portava fino alla Gallura, a Olbia e a San Pantaleo.

Quattro anni e sei mesi, invece, per Antonio Baldassarre Piroddi, nuorese, difeso dall’avvocato Mario Lai, accusato di detenzione di esplosivo e danneggiamento, per aver posizionato la gelatina davanti alla casa di via Sant’Emiliano, la notte tra il 24 e il 25 agosto di 12 anni fa. Infine, assoluzione perché il fatto non sussiste per Costantino Zichi, oranese, difeso dall’avvocato Tullio Moni che doveva rispondere dell’accusa di detenzione e porto illegale di esplosivo. Il pubblico ministero Riccardo Belfiori aveva chiesto: dieci anni di reclusione oltre 50mila euro di multa per Lucio Baltolu; 4 anni di reclusione e 5mila euro di multa per Baldassarre Piroddi e, infine, due anni di reclusione e 10 mila euro di multa per Costantino Zichi.

L’inchiesta partita dall’indagine sull’omicidio di Giuseppe Scanu, allevatore 24enne di Orani, scomparso nel nulla e poi trovato ammazzato nelle campagne del paese, aveva portato alla luce il traffico di droga tra la Barbagia e la Gallura, e scoperto gli autori dell’attentato del rione storico di Nuoro. Un avvertimento per un credito di denaro non riscosso, che stando a quanto era emerso da una intercettazione, gli attentatori avevano mandato alla persona sbagliata.

«Un’indagine e un processo anomali sotto diversi punti di vista – ha detto la difesa di Piroddi prima di chiederne l’assoluzione per non aver commesso il fatto –. Ci sono solo intercettazioni ma attività investigativa non ce n’è mai stata, anche quando era obbligata. Non si sono acquisiti verbali che si potevano acquisire, e non è stata fatta nessun’altra indagine. Soltanto le intercettazioni. Da qui – ha aggiunto l’avvocato – il grosso dubbio: gli ufficiali di polizia giudiziaria possono essere qualificati come testi di un processo? Non in questo caso. Qui si sono limitati ad esporre il contenuto delle intercettazioni. Non solo: è stato chiamato a testimoniare un ufficiale che nel periodo dell’attentato era assente e che ha riportato in aula quanto gli era stato riferito dai colleghi. Eppure – ha sottolineato Lai – non c’è un atto che dica cosa Piroddi abbia fatto in quel contesto e in quell’arco temporale in cui si sarebbe svolte azioni delittuose, salvo uno schema redatto dagli investigatori che tiene conto solo delle conversazioni tra i soggetti intercettati». Quindi l’attacco del difensore al metodo usato per la ricerca della prova, e a quel gruppo di ascolto delle intercettazioni che avrebbe dovuto obbligatoriamente intervenire per prevenire il reato quando, alle 22,30 della notte dell’attentato, Luca Carboni (l’operaio forestale di 46 anni ucciso a Orani il 19 settembre di tre anni fa) era andato a Orani a prelevare l’ordigno per poi tornare in città. «Da che cosa si capisce che Piroddi sia salito in macchina di Carboni all’ultimo momento? – si è chiesto l’avvocato Lai –. Certo è che Piroddi, quella sera, non aveva un accordo con Carboni. Risulta che lo aveva chiamato perché aveva visto passare la sua macchina».

Dello stesso avviso la difesa di Zichi che durante l’arringa ha esordito dicendo che l’unico elemento accusatorio è racchiuso in due trascrizioni. «Molte delle dichiarazioni riportate in aula dagli ufficiali di pg – ha detto l’avvocato Moni – non trovano riscontro nelle trascrizioni. Abbiamo dialoghi frammentati, in cui le voci non vengono attribuite correttamente. Zichi, al quale l’accusa attribuisce con certezza la detenzione dell’esplosivo, in realtà mentre parla con Carboni lo fa in terza persona, riferendosi perciò ad altri. Dialoghi importanti che dimostrano la sua estraneità dai fatti».

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