La Nuova Sardegna

Nuoro

Un volume riscopre storia e segreti di Lollove

di Alessandro Mele
Un volume riscopre storia e segreti di Lollove

Il libro del ricercatore Salvatore Pinna racconta le origini del borgo utilizzando documenti antichi

03 gennaio 2021
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NUORO. Una storia sconosciuta ai più che ritorna. Lollove: le origini dell’antico borgo a pochi passi dalla città sono state ricostruite come un puzzle, pezzo dopo pezzo, dal ricercatore nuorese Salvatore Pinna che con questa sua ultima fatica porta avanti la riscoperta di una Nuoro molto più antica dell’Ottocentesca e ben più nota Atene sarda. «Questo libro nasce con lo scopo di raccogliere le notizie da me trovate su Lollove durante gli anni di ricerca di notizie sulla nostra città – spiega proprio Salvatore Pinna –. Ho pensato fosse doveroso metterle insieme per restituire la memoria più antica anche alla nostra piccola frazione. Il sottotitolo, “Storia e documentazione di un paese come l'acqua del mare”, fa riferimento a una leggenda, non supportata da documenti, che vuole Lollove colpita da una maledizione da parte di alcune suore che, violate dai pastori di un villaggio vicino, abbandonarono il borgo condannandolo a rimanere come l’Abinei di Giorgio Todde: senza mai crescere né sparire. È stato possibile ricostruire le origini del borgo mettendo insieme documenti sparsi in giro per il mondo: «La documentazione più antica su Lollove risale al 1462 – racconta ancora il ricercatore – quando il villaggio è nominato per la prima volta in un documento dell’archivio apostolico Vaticano, dove si riporta un sollecito di pagamento al canonico con prebenda di “Loloe”. I documenti recuperati a Toledo restituiscono lo spaccato socio-economico del paesino: attraverso i registri fiscali con le tasse sul vino, sulle api, sulle pecore e sui maiali di tutta la curatoria Dore di cui anche Nuoro faceva parte, relitto delle divisioni amministrative giudicali e antesignana del marchesato di Orani».

«Dal mio libro sulla famiglia Pirella, ho ripreso la storia del bandito lollovese Mannuccio Flore, che agli inizi del XVII secolo terrorizzò tutto il Nuorese e il Goceano. Si passa poi alle carte dell’archivio diocesano di Alghero – prosegue Salvatore Pinna – in cui si trovano due visite pastorali seicentesche e dove è custodito il libro di amministrazione della parrocchia a partire dal 1662, il più antico che esista. L'archivio privato di monsignor Ottorino Alberti ha poi restituito un documento con le risposte del parroco di Lollove nel 1803, il nuorese Carlo Maccioni, al vescovo di Nuoro. Da esso si conoscono gli usi e costumi dei lollovesi in fatto di sepoltura, delle feste celebrate in paese e di tante altre piccole notizie». Scoperte che offrono un suggerimento anche all’attuale amministrazione comunale: «I catasti otto e novecenteschi restituiscono la memoria sulle antiche vie di accesso al paese e soprattutto – conclude – l’antica toponomastica delle viuzze. Sarebbe opera meritoria, da parte dell'amministrazione comunale, ripristinare quelli che per tanto tempo sono stati i nomi usati dai lollovesi per indicare la localizzazione delle loro case».



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