“Il vero lockdown è istituzionale”
di Francesco Pirisi
Le accuse di Pittorra, presidente degli operatori di Pratosardo e imprenditore: Comune patrigno
27 gennaio 2021
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NUORO. Il lockdown del 2020 ha rallentato anche la corsa all’energia rinnovabile. Da Pratosardo lo conferma Gian Piero Pittorra, ingegnere aeronautico, e imprenditore del fotovoltaico: «Per due mesi e mezzo – dice – abbiamo interrotto l’attività». Nella sua azienda dal 2010 Pittorra progetta e vende gli impianti. Commesse dall’intera Sardegna e punti di attività nel Lazio e in Lombardia. Nove i dipendenti, che durante lo “stop” sono finiti in cassa integrazione: «La riduzione nel fatturato – aggiunge Pittorra – è stata del 20 per cento. Fortuna che poi durante l’estate è arrivato il decreto “Rilancio”, con il “superbonus” per la transazione all’energia prodotta dai pannelli solari».
Si è ripartiti dal pregresso, per aggiungervi le nuove commesse. Così come tra molte delle aziende dell’area di Pratosardo, dove l’ingegnere, laureato alla Sapienza di Roma, guida come presidente del consorzio una settantina di operatori: «A giugno l’area artigianale – racconta – ha ripreso fermento. Non si può negare che sia stata dura. La pandemia si è aggiunta alle difficoltà conseguenti alla crisi del 2008». Dello choc mondiale la Zir (zona industriale regionale) del capoluogo barbaricino porta ancora nelle sue membra diverse ferite. La componente produttiva si è persa, soprattutto per la chiusura di Idea Motore, la fabbrica di componenti per lavatrici. Ha alzato le braccia in segno di resa anche qualche artigiano. Gli occupati, che erano duemila, si sono dimezzati.
Il presidente del consorzio degli operatori però non è incline al catastrofismo e neppure sposa l’idea che a Pratosardo il tempo della produttività sia solo un ricordo del passato. «La zona artigianale è ricca di tante realtà importanti – spiega – che producono, commerciano e offrono servizi. Parlo del settore della logistica, dell’agroalimentare, che vende anche all’estero». Ma l’abilità imprenditoriale non è l’unica qualità che Pittorra vede tra i suoi colleghi: «Hanno dimostrato grande resistenza. Lo conferma il fatto che a Pratosardo si continui comunque a investire. Perché in molti casi, penso, per esempio, alle concessionarie d’auto, alcune, è vero, hanno chiuso, ma altre sono arrivate».
L’atteggiamento volto al bello del capo degli operatori cambia però quando il discorso cade su Regione, Provincia, Comune. Niente peli sulla lingua: «Il vero lockdown per noi – attacca – è quello istituzionale, e dura da anni. Chi, per la prima volta, arriva nell’area artigianale certo non ne ricava una buona impressione: strade malmesse, illuminazione a tratti, spazi verdi incolti». Non aiuta il commissariamento della Zir, partito nel 2008 con la legge del governatore Soru, che ne aveva previsto il passaggio al Comune: «Per il momento l’amministrazione municipale – spiega Pittorra – ha sempre rinviato questo appuntamento, perché non convinta della bontà delle condizioni di acquisizione dell’area industriale. Per noi l’incertezza si traduce nell’impossibilità di concretizzare qualsiasi idea di sviluppo».
Il Comune negli sguardi di Pittorra e soci ha le sembianze del patrigno: «In piena pandemia, quando tutti abbassavano le tasse, ha deciso che anche le aziende di Pratosardo dovevano pagare per intero la Tari. Ma a fronte di questo non c’è stato alcun potenziamento del servizio. Gli operatori, infatti, devono ancora coprire i vuoti con convenzioni separate con la “società in house”, E-Comune». L’ingegnere nuorese si consola con i buoni esiti della sua azienda: «Siamo rimasti a galla, nonostante il confinamento. Il “superbonus” del governo consente a privati ed enti pubblici di isolare dal lato termico gli edifici. C’è poi l’accumulo di energia, da utilizzare negli stessi locali, ma anche per la mobilità sostenibile».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Si è ripartiti dal pregresso, per aggiungervi le nuove commesse. Così come tra molte delle aziende dell’area di Pratosardo, dove l’ingegnere, laureato alla Sapienza di Roma, guida come presidente del consorzio una settantina di operatori: «A giugno l’area artigianale – racconta – ha ripreso fermento. Non si può negare che sia stata dura. La pandemia si è aggiunta alle difficoltà conseguenti alla crisi del 2008». Dello choc mondiale la Zir (zona industriale regionale) del capoluogo barbaricino porta ancora nelle sue membra diverse ferite. La componente produttiva si è persa, soprattutto per la chiusura di Idea Motore, la fabbrica di componenti per lavatrici. Ha alzato le braccia in segno di resa anche qualche artigiano. Gli occupati, che erano duemila, si sono dimezzati.
Il presidente del consorzio degli operatori però non è incline al catastrofismo e neppure sposa l’idea che a Pratosardo il tempo della produttività sia solo un ricordo del passato. «La zona artigianale è ricca di tante realtà importanti – spiega – che producono, commerciano e offrono servizi. Parlo del settore della logistica, dell’agroalimentare, che vende anche all’estero». Ma l’abilità imprenditoriale non è l’unica qualità che Pittorra vede tra i suoi colleghi: «Hanno dimostrato grande resistenza. Lo conferma il fatto che a Pratosardo si continui comunque a investire. Perché in molti casi, penso, per esempio, alle concessionarie d’auto, alcune, è vero, hanno chiuso, ma altre sono arrivate».
L’atteggiamento volto al bello del capo degli operatori cambia però quando il discorso cade su Regione, Provincia, Comune. Niente peli sulla lingua: «Il vero lockdown per noi – attacca – è quello istituzionale, e dura da anni. Chi, per la prima volta, arriva nell’area artigianale certo non ne ricava una buona impressione: strade malmesse, illuminazione a tratti, spazi verdi incolti». Non aiuta il commissariamento della Zir, partito nel 2008 con la legge del governatore Soru, che ne aveva previsto il passaggio al Comune: «Per il momento l’amministrazione municipale – spiega Pittorra – ha sempre rinviato questo appuntamento, perché non convinta della bontà delle condizioni di acquisizione dell’area industriale. Per noi l’incertezza si traduce nell’impossibilità di concretizzare qualsiasi idea di sviluppo».
Il Comune negli sguardi di Pittorra e soci ha le sembianze del patrigno: «In piena pandemia, quando tutti abbassavano le tasse, ha deciso che anche le aziende di Pratosardo dovevano pagare per intero la Tari. Ma a fronte di questo non c’è stato alcun potenziamento del servizio. Gli operatori, infatti, devono ancora coprire i vuoti con convenzioni separate con la “società in house”, E-Comune». L’ingegnere nuorese si consola con i buoni esiti della sua azienda: «Siamo rimasti a galla, nonostante il confinamento. Il “superbonus” del governo consente a privati ed enti pubblici di isolare dal lato termico gli edifici. C’è poi l’accumulo di energia, da utilizzare negli stessi locali, ma anche per la mobilità sostenibile».
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