La Nuova Sardegna

Nuoro

unione dei comuni 

Manca una maggioranza, in stallo l’elezione del nuovo presidente

di Giulia Serra
Manca una maggioranza, in stallo l’elezione del nuovo presidente

MACOMER. Posizioni intransigenti, irrigidimenti personali e una bolla politico-amministrativa dentro cui confinare uno scontro che non lascia intravvedere un'immediata soluzione. Non è il riverbero...

29 gennaio 2021
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MACOMER. Posizioni intransigenti, irrigidimenti personali e una bolla politico-amministrativa dentro cui confinare uno scontro che non lascia intravvedere un'immediata soluzione. Non è il riverbero del più cruciale dissesto politico nazionale di queste settimane, ma piuttosto uno stallo tutto locale, figlio di una frattura più profonda da tempo latente ed ora emersa nella sua sintesi più immediata: l'incapacità dei rappresentanti dei 10 paesi del Marghine di eleggere il presidente dell'Unione dei Comuni. Luigi Daga, sindaco di Sindia, si era assunto l'onere di guidare l'ente dopo il terremoto giudiziario che travolse l'allora presidente, il sindaco di Macomer Antonio Onorato Succu, ponendo come condizione quella della temporaneità del suo mandato, in attesa di nuove elezioni.

Dopo le amministrative di ottobre che avevano coinvolto alcuni dei comuni del Marghine, per Daga è stato naturale presentare le dimissioni e chiedere che si procedesse all'elezione di un nuovo presidente. La sfida interna si è così palesata in due candidature contrapposte. Da una parte il sindaco di Silanus Gian Pietro Arca, dall'altra il sindaco di Dualchi Ignazio Piras. Cinque voti per ciascuno: Macomer, Sindia, Noragugume e Lei si schierano con Arca, Borore, Birori, Bortigali e Bolotana con Piras. L'accordo non si trova e le parti si arroccano ciascuna sulle proprie posizioni. Lo scontro è tutto interno, aggrovigliato su se stesso, persino indecifrabile all'esterno, e l'ente sovracomunale, già alle prese con l'ormai strutturale carenza di personale e con il progressivo sfaldamento dei servizi associati, diventa il teatro della spaccatura politica del territorio.

A dicembre il sindaco di Silanus muove un passo: prende carta e penna e scrive ai colleghi. Con una lettera che è la cartina di tornasole dei profondi contrasti interni, mette sul piatto il ritiro della sua candidatura, chiedendo al suo concorrente di fare altrettanto al fine di individuare una figura terza e uscire così dallo stallo che si trascina da settimane. L'azione non produce però effetti attesi e la situazione non si sblocca.

Al presidente dimissionario Daga, Piras chiede invece di traghettare l'ente fino alle prossime amministrative di primavera, quelle che coinvolgeranno, oltre Borore, anche il Comune di Dualchi e di Silanus. Il sindaco di Sindia si vede così costretto a proseguire, suo malgrado, il mandato: «Non posso sottrarmi al dovere di firmare gli atti, ma tutti sapevano che il mio ruolo era provvisorio – commenta senza nascondere l'irritazione per una rigidità portata allo stremo che non consente di trovare una mediazione –. Individuare ancora il mio nome significa scegliere di non decidere. Non è un bel segnale: il territorio merita un presidente. Basta con questo silenzio, si torni a discutere e si trovi una soluzione».



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