La Nuova Sardegna

Nuoro

Tentato omicidio Deiana: assolto Albino Sella

di Kety Sanna
Tentato omicidio Deiana: assolto Albino Sella

Mamoiada, il gup scagiona l’imputato accusato del delitto risalente a 5 anni fa La difesa: «Non doveva vendicarsi». Il pm aveva chiesto una condanna a 10 anni

24 febbraio 2021
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NUORO. Assolto per non aver commesso il fatto. Alle 12,30 di ieri con la sentenza del gup Claudio Cozzella si è chiuso il processo per il tentato omicidio di Antonio Deiana, avvenuto a Mamoiada il 3 gennaio 2016, che vedeva come unico imputato Albino Sella, fratello di Danilo, ammazzato nelle campagne del paese il 18 settembre 2008. Per quest’ultimo delitto era stato condannato a 18 anni Marcello Gungui, mentre Antonio Deiana, accusato di favoreggiamento, era stato condannato a 1 anno e 8 mesi. Ieri l’avvocato Francesco Lai, difensore dell’imputato, nel ripercorrere la vicenda processuale e nel tentativo di smontare l’impianto accusatorio, ha puntato a dimostrare contraddizioni e illogicità della ricostruzione fatta della pubblica accusa. Secondo il legale, era difficile pensare che l’imputato, che durante le indagini per l’omicidio del fratello si era adoperato per aiutare gli inquirenti a trovare il responsabile, avesse ancora sete di vendetta, e a soli due mesi dalla prima sentenza di condanna per Gungui, volesse comunque ucciderlo. «Si tratta di un processo indiziario in cui ho dato per acquisito il movente – ha detto l’avvocato Lai –. L’arma modificata trovata ad Albino due anni dopo il tentato omicidio, rappresenta una prova diretta, ma sarebbe irrazionale pensare che l’imputato sapendo che quel fucile era stato usato per compiere un delitto, anziché liberarsene lo usasse alla luce del sole, senza alcun problema. Così come non è immaginabile – ha rimarcato il difensore – che Sella conservasse in casa gli abiti che secondo l’accusa indossava al momento dell’agguato. Se avesse avuto paura di qualcosa si sarebbe disfatto di tutto».

Un delitto premeditato, studiato nei dettagli per farsi giustizia da sè, la convinzione del pubblico ministero Andrea Ghironi, che nonostante in un primo momento avesse chiesto l’archiviazione del procedimento, alla quale si era opposta la parte offesa attraverso l’avvocato Gianluigi Mastio, aveva chiesto per l’imputato una condanna a 10 anni. Secondo l’accusa a incastrare Albino Sella c’erano alcune intercettazioni ambientali e le immagini dell’impianto di videosorveglianza dell’azienda agricola dello zio che, il giorno stesso del tentato omicidio, lo avevano ripreso con addosso abiti diversi da quelli che indossava ore dopo l’accaduto. Poi i dialoghi captati durante un colloquio in carcere in cui Sella facendo riferimento a una felpa chiedeva alla madre di farla sparire. Maglia che secondo la pubblica accusa, l’imputato indossava la sera del tentato omicidio, quando si sarebbe appostato con il fucile a canne mozze in terreno in località “Cusitzo” e lì avrebbe aspettato il passaggio del fuoristrada di Deiana che, solo per un caso, non era in compagnia di Marcello Gungui. Dopo le motivazioni il pm valuterà se ci sono i presupposti per proporre appello.



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