La Nuova Sardegna

Nuoro

«Se i campi non sono arati torneranno le cavallette»

di Francesco Pirisi
«Se i campi non sono arati torneranno le cavallette»

La Coldiretti lancia l’allarme: bisogna fare prevenzione prima della primavera Polemica sugli indennizzi per i danni dell’anno scorso: appena 400mila euro

25 febbraio 2021
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NUORO. La stagione primaverile ed estiva potrebbero essere segnate ancora una volta nel Nuorese dalla presenza delle cavallette. I timori in queste parole del direttore provinciale della Coldiretti, Alessandro Serra: «Se nell’estate dell’anno appena passato le locuste hanno completato il loro ciclo vitale, con la deposizione delle uova, credo che dalla primavera i nostri campi saranno invasi ancora una volta dalla loro presenza». In provincia, l’annata della piaga sarebbe la terza di seguito. «L’esperienza insegna – continua Serra – che il fenomeno è caratterizzato da cicli di cinque, sei, anche sette annate di fila. Tutto questo, è più facile o meglio pressoché scontato, quando non si è intervenuti con l’aratura dei campi a fine estate, per distruggere le uova, appena depositate dagli animaletti». La lotta biologica, di questo parla il direttore della Coldiretti. Le organizzazioni di categoria, a iniziare proprio dalla Coldiretti, l’hanno inserita nella piattaforma delle richieste alla Regione, insieme agli indennizzi, già a giugno, quando il fenomeno era nel pieno del suo sviluppo.

«La domanda – dice il direttore Serra – è caduta nel vuoto». Delle due annate già consumate a lottare contro l’azione distruttrice delle locuste, quella del 2020 è stata la più critica. Il lavoro di geolocalizzazione e georeferenziazione dei tecnici di Laore, l’agenzia della Regione, ha stimato una superficie interessata all’invasione di 30mila ettari. L’epicentro nella media valle del Tirso, dalle propaggini del Goceano in giù, sino al territorio di Sedilo. Nel quadrilatero tra Bolotana, Orani, Ottana e i comuni di Noragugume e Borore la maggiore concentrazione di animaletti, saltellanti tra i campi di mais, avena, loietto, e il reticolo di strade che intersecano la valle. Fuori e lontano dal corso medio del Tirso, altri punti di diffusione, in Ogliastra e Sarcidano. La stima delle aziende colpite è intorno alle 400 unità. Strutture agricole, divise tra pascoli e porzioni coltivate, i cui prodotti sono destinati al consumo interno delle mandrie dei bovini e delle greggi. L’assessorato dell’Agricoltura già dal luglio dell’anno scorso ha impegnato 400mila euro di indennizzi. Il direttore provinciale della Coldiretti, Serra, sul punto è molto chiaro: «Sono cifre inadeguate – rimarca il dirigente – che non ripagano certo dei danni verificatisi per opera delle cavallette. Per le ortive – chiarisce – credo siano stati assegnati 150 euro a ettaro».

Gli allevatori un anno fa avevano avuto al loro fianco anche i municipi dell’area interessata al flagello. Ognuno, pronto, con la rapida delibera da inviare alla Regione, in cui si chiedeva il riconoscimento dell’emergenza naturale, descritta quasi come una catastrofe biblica, per via del lavoro e del mancato guadagno andati in fumo. Gli indennizzi, erano soltanto una parte delle richieste. Premeva garantirsi infatti una salvezza futura, con la lotta biologica: «Si poteva fare – sottolinea Alessandro Serra – anche con uno stanziamento per ripagare il gasolio e l’opera di un trattorista per le ore necessarie ad arare e grigliare la terra. La distruzione delle uova – aggiunge – oggi ci avrebbe messo in una situazione di maggior tranquillità». Operazioni all’interno della programmazione da parte di un tavolo tecnico, da aprire negli uffici dell’assessorato, che prevedesse anche la presenza di un entomologo, ossia il ricercatore esperto degli insetti. «Ci rimane un’unica, tenue, speranza – chiude Serra – ossia che il freddo di questo inverno abbia distrutto le uova».

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