La Nuova Sardegna

Nuoro

Piantagione di marijuana, il pm chiede due condanne

di Kety Sanna
Piantagione di marijuana, il pm chiede due condanne

La difesa degli imputati ha sollecitato l’assoluzione per inconsistenza probatoria La coltivazione era stata scoperta nel 2019 in un’area impervia di Oliena

13 aprile 2021
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NUORO. Avevano reclutato un cittadino senegalese a Olbia per sorvegliare un terreno coltivato a piante officinali. In realtà si trattava di una piantagione di 460 piante di marijuana che, se immesse sul mercato, avrebbero fruttato oltre un milione di euro. Per quella attività illecita ieri mattina il pubblico ministero Ireno Satta ha chiesto una condanna a 2 anni e due mesi di reclusione per Salvatore Satgia di Fonni, e un anno e 4 mesi per l’olianese Raffaele Ballore. I due imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, erano difesi dagli avvocati Riccardo Floris e Alessandro Mancaleoni. Questi, ritenendo che non siano emersi elementi probatori certi e sufficienti a provare la colpevolezza dei propri assistiti, alla fine delle arringhe hanno chiesto al gup Giorgio Cannas, una sentenza di assoluzione. Il giudice si pronuncerà il prossimo 10 maggio. Satgia e Ballore erano stati arrestati nell’agosto 2019 con l’accusa di coltivazione illecita e spaccio di stupefacenti, nell’ambito di un’inchiesta della squadra mobile di Nuoro.

Oltre a loro erano finite nei guai altre tre persone: Francesco Pisano, Andrea Occhipinti e Antonello Acquas che avevano definito la loro posizione patteggiando la pena. Le indagini della polizia erano partite nel dicembre 2018 a seguito di una segnalazione anonima sulla presenza di una piantagione di marijuana dismessa nelle campagne di Gullei. Gli inquirenti avevano deciso di mettere sotto osservazione l’area, dove poi, nei mesi successivi, era stata impiantata una nuova coltivazione con 460 piante messe a dimora in una zona impervia non distante dal paese. Lì, ad agosto erano stati arrestati in flagranza un senegalese irregolare, guardiano della piantagione, e un 30enne di Oliena. L’immigrato avrebbe dovuto ricevere in cambio della sua opera 500 euro al mese, oltre vitto e alloggio. In realtà non veniva mai pagato ma fatto vivere in condizioni igieniche precarie all’interno di una tenda. Una volta arrestato aveva raccontato agli agenti la sua storia. Insieme a lui era finito in manette Francesco Pisanu, sorpreso a portargli del cibo, mentre un altro soggetto era riuscito a scappare. Le indagini da allora non si erano più fermate, e grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, gli inquirenti ritenevano di essere riusciti a sgominare l’intera banda e a raccogliere gravi indizi a carico di tutti i componenti.

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