La Nuova Sardegna

Nuoro

Mauro Usai quintet, omaggio a Lollove

di Luca Urgu
Mauro Usai quintet, omaggio a Lollove

“Shelenae”, disco della maturità per il musicista dedicato al bordo medievale

14 aprile 2021
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NUORO. Musicista silenzioso che alle parole lascia spazio ai suoi strumenti a fiato non poteva che stabilire un feeling con Lollove, borgo quasi disabitato a pochi chilometri da Nuoro dove sono la calma e i tempi rarefatti a dettare l’andatura. Mauro Usai con il suo quintet firma il nuovo lavoro, il disco “Shelenae” che nasce come sintesi e conclusione del progetto di Mousiké sulla valorizzazione della chiesa di stile tardo gotico dedicata a Santa Maria Maddalena del borgo medievale. “Shelenae” rappresenta il completamento di un percorso a più voci e sensibilità artistiche, già collaudate e che anche questa volta funzionano a meraviglia. Con Usai (flauto traverso, sax tenore e soprano), ci sono infatti Pierluigi Manca al contrabbasso, Roberto Migoni alla batteria, il polistrumentista Fabio Coronas (vibrafono, Bandoneon e trombone) e Omar Bandinu al piano a sostenere in maniera adeguata i fiati. Un disco che sembra il lavoro della maturità di Usai, che ha attraversato tutte le realtà artistiche sarde che si sono succedute nel panorama culturale negli ultimi 30 anni. Ne consegue dunque un lavoro scritto e suonato bene, da un gruppo coeso di musicisti tecnicamente maturi e consapevoli dal punto di vista artistico. Una leadership quella di Usai conquistata sul campo, grazie a una solida formazione musicale che inizia con il diploma al Conservatorio Canepa di Sassari nel 1989 e prosegue con i seminari dell’Ente Musicale Nuorese (direttore Paolo Fresu) e si definisce con la docenza presso il Liceo Musicale S. Satta ma che, soprattutto, passa per anni di esperienze dal vivo e in sala d’incisione che ne fanno un musicista maturo e colto. In “Shelenae” tutti i brani appaiono coerenti con il progetto e con la descrizione della storia e della realtà di una comunità che da almeno 800 anni cerca di sopravvivere nonostante tutte le teorie dicano che ciò è impossibile. Ogni brano ha una straordinaria forza evocativa e ci riporta a una leggenda, a un vissuto, a un romanzo. «Un disco colto, che trascina, dentro di sé, il Novecento: il gusto tanguero di “Maldimore”, o la freschezza di “Valzer sbilenco”, che ci riportano al gioco popolaresco delle feste in piazza d’antan, qualche stralcio di ricordo free jazz. «Mauro Usai riesce a rappresentare queste e altre suggestioni in modo naturale e, allo stesso tempo, raffinato», ha scritto Giancarlo Marcialis, uno dei fondatori del Calagone Jazz che di musica ne ha “masticato”, in tante stagioni da appassionato e organizzatore di eventi in una sua puntuale recensione al cd.

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